Ci sono relazioni di coppia che diventano genuine solo a fronte di una rottura.
La rottura crea uno spartiacque, dove tutto ciò che c’era prima subisce una metamorfosi. Nel bene o nel male.
Finché ognuna delle parti cerca di soddisfare le aspettative dell’altro, non si ha a che fare con una vera relazione, quanto con un contratto e con le sue clausole.
Poi succede che uno dei due infranga la fiducia dell’altro. È lì che si apre l’opportunità per una nuova profondità, quella dell’essere umano.
Se veramente c’era un rapporto, se l’altra persona conta, ci sarà la ricerca di perdono e di guarigione, insieme a un tentativo di ritorno o ripristino della relazione.
Dopo quaranta giorni dalla stipula di un contratto con l’Altissimo, i figli di Israele ruppero il loro accordo. Solo così poterono capire che la realtà terrena e quella celeste non potevano essere separate l’una dall’altra.
Allo stesso modo, quando improvvisamente tutto smette di essere scontato, quando si esce dall’abitudine, ma soprattutto quando davanti agli occhi appare l’altro per ciò che è davvero, visto a una certa distanza e in tutto il suo essere, al di là di ogni sovrastruttura creata dalla società e dalla cultura, ecco che la prospettiva e la percezione cambiano.
Ecco che si comprende cosa si desidera davvero. Cosa che, come conseguenza, apre alla possibilità di fare un vero e proprio reset, così da portare, volendo, la relazione di coppia a un livello più elevato.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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Foto di Peace,love,happiness da Pixabay
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