Quanti libri sono stati scritti sul pensiero positivo come chiave per il benessere? Innumerevoli.
Molti li abbiamo letti e alcune strategie abbiamo provato tutti a metterle in pratica. Spesso con scarsi risultati.
Come mai?
La ragione è semplice: non si tratta mai di un suggerimento o di un consiglio, ma di un imperativo. Questa forma ha una chiara matrice new age, che nulla ha a che fare con la realtà e con la spiritualità.
È davvero possibile vedere rosa, dove in realtà è tutto nero? Se la nostra percezione dice che tutto sta andando a rotoli, non è una presa in giro raccontarsi che in realtà stia andando tutto bene?
Si tratta di un vero e proprio inganno!
Qualsiasi pensiero positivo forzato è falso e ogni atteggiamento ipocrita non ha nulla di costruttivo in sé.
Ciò che ancora non è stato ben compreso è che questo tipo di imposizione non solo non è di aiuto, ma rischia addirittura di diventare controproducente. Cercare, infatti, di sostituire un pensiero negativo con uno positivo, non cancella il primo, ma lo spinge nell’archivio del subconscio e andrà a nutrire le nostre zona d’ombra. Ecco perché il pensiero positivo forzato è in verità assai dannoso.
Altra cosa è, piuttosto, anche nei momenti più oscuri, non tanto tentare di convincersi che ciò che va male vada bene, ma spostare lo sguardo e concentrarsi sulle cose belle che restano. Perché almeno una cosa bella nella vita, anche nei periodi più difficili, c’è sempre. E allora è li che bisognerà focalizzare l’attenzione.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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