Il mondo come lo abbiamo conosciuto prima non c’è più: è in arrivo qualcosa di meglio. Ma bisogna aprirgli le porte e accoglierlo.
Nella nostra realtà di vita ordinaria, improvviso e inatteso ai più, si è presentato un evento che ha coinvolto il mondo intero e che ha fatto da spartiacque. Ha segnato una spaccatura, una divisione tra ciò che era e ciò che è. Ancora di più rispetto a ciò che sarà.
Non sono tempi normali quelli in cui la nostra generazione ha scelto di vivere.
Siamo ancora tutti piuttosto disorientati, nell’interfacciarci con due realtà differenti.
Quella che c’era – e a cui siamo stati abituati – e quella che arriverà.
Nulla può fermare questo processo. Al massimo può essere rallentato e il punto è che a farlo siamo proprio noi. Se ci ostiniamo a non capire. Se in modo testardo continuiamo a cercare di riportare tutto a quella vecchia normalità che altro non era che la nostra prigione.
Il mondo nuovo non può essere costruito sulle ceneri del vecchio. In alcun modo.
A partire dalla tecnologia e dalle infrastrutture, che vanno riviste in una chiave più a misura d’uomo; per arrivare alla quotidianità, alle abitudini, all’approccio stesso alla vita di ciascun di noi.
Il mondo va unito e non diviso, ma con delle condivisioni sane. Unione non significa omologazione, ma una collaborazione che si basi su un processo di intenti comune, che abbia al centro del progetto l’uomo, nel rispetto di tutte le sue peculiarità.
In verità è già tutto pronto. Il palcoscenico del nuovo mondo è già allestito.
Più persone saranno in grado di aprire gli occhi e vederlo – ma prima ancora di percepirlo – e prima sarà possibile renderlo una realtà manifesta per tutti anche sul piano materiale.
Come sempre, tutto dipende da ciascuno di noi e dal nostro passaggio all’azione.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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