Il termine utilizzato in lingua ebraica per riferirsi alla reincarnazione è gilgul ed è una visione alternativa al modello paradiso/inferno nell’aldilà. Questo concetto iniziò a diventare popolare, dopo essere stato dapprima deriso, poco prima del X secolo.
In realtà, esiste un riferimento velato al trasferimento delle anime nella letteratura talmudica, ma come concetto si diffuse molto più tardi e se ne trova una descrizione nel Bahir. In questo testo mistico del XII secolo d.C. si parla di anime che attraversano il processo di gilgul.
Di seguito, la reincarnazione fu esplorata in modo approfondito nel libro Galya Raza e poi anche in alcune opere del rabbino Chayyim Vital, che pubblicò il Sefer ha-Gilguim (Libro delle Anime Reincarnate).
Una volta che il concetto ebraico di reincarnazione è stato perfezionato, si è fuso attorno all’idea che ogni anima deve compiere in maniera adeguata tutti i 613 comandamenti prima che le sia permessa la ricongiunzione con il Divino. L’anima subirà dunque ripetute trasmigrazioni fino al completamento di questo processo. Trasgressioni, peccati e il mancato sfruttamento di un’opportunità di adempiere a un comandamento o a una buona azione rallenteranno l’evoluzione dell’anima verso l’unificazione con l’Uno.
Chi segue la linea di pensiero del Bahir crede che le anime umane possano incarnarsi solo in altri corpi umani. Gli ebrei chassidici credono invece che le anima possano trovare sede in un corpo umano, in un corpo animale, ma anche in un oggetto inanimato. Proprio come nell’induismo, la reincarnazione in una forma diversa da quella umana sarebbe il frutto di una punizione.
Dal momento che, secondo questa ultima visione, un’anima può essere trasferita a un’entità non umana, alcune delle quali possono diventare potenzialmente cibo per gli esseri umani, ogni cibo che assumiamo – compresi i vegetali – dovrebbe essere trattato con reverenza, rispetto e cura. In questo modo, si aiuta l’anima a continuare il suo viaggio verso la sua prossima destinazione più elevata.
Basandosi su Giobbe 33:29-30, i cabalisti ritengono che un’anima possa reincarnarsi fino a tre volte o fino a mille. Le anima dotate di virtù particolarmente forti possono in realtà occupare anche più corpi contemporaneamente. Individui particolarmente retti hanno un’anima vicina al completamente, oppure all’ultimo passaggio del ciclo di trasmigrazione. Può anche succedere, però, che la loro anima rimanga legata a un corpo per aiutare le anime degli altri.
Queste persone sono note come tzaddik e possono essere paragonate ai maestri Jedi, in grado di ricorrere al loro enorme potenziale per aiutare gli altri con il processo di tikkun, ovvero la riparazione e la guarigione dell’universo.
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Articolo di generazionebio.com
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