Quando si pensa all’intenzione, è opinione comune che essa operi secondo il principio di causa ed effetto. Vale a dire che la causa precede sempre l’effetto. Se A causa B, significa che A è avvenuto per primo. Questa ipotesi si basa sulla convinzione che il tempo sia una progressione di eventi in avanti e a senso unico.
Eppure sempre più evidenze scientifiche stanno mettendo in dubbio questo assunto.
Il ricercatore Robert Jahn scoprì presso l’Università di Princeton un fenomeno che ha portato successivamente a studiare lo spostamento del tempo, con un generatore di eventi casuali. In circa 87 mila di questi esperimenti, fu chiesto ai volontari di provare ad influenzare mentalmente il risultato casuale già generato da alcune macchine, con un intento specifico.
Una volta esaminati i dati, furono riscontrati risultati incredibili, poiché gli effetti ottenuti grazie all’azione dei volontari si erano rivelati superiori!
Inizialmente, queste differenze non furono ritenute significative, dal momento che il numero di processi condotti in questo modo era esiguo rispetto al resto delle evidenze.
Tuttavia si comprese già che l’idea stessa che l’intenzione potesse funzionare ugualmente bene sia in avanti che indietro nel tempo portava a ipotizzare una nozione del tempo differente da quella convenzionale.
Il fatto che gli effetti si rivelino ancora più grandi negli studi dislocati nel tempo, suggerisce che i pensieri abbiano un potere ancora maggiore se la loro trasmissione trascende il tempo e lo spazio per come li intendiamo oggi.
Il concetto di retro-causa è stato ampiamente esplorato dapprima dai fisici Dick Bierman e Joop Houtkooper dell’Università di Amsterdam e poi da Helmut Schmidt alla Lockheed Martin.
Gli studi oggi a disposizione stimolano tutti un’idea comune: che i pensieri possano influenzare le cose, non importa quando questi si manifestano. Pertanto, le idee newtoniane di un tempo e di uno spazio assoluti, oppure la visione di Einstein di uno spazio-tempo relativo, devono essere sostituite da un’immagine più realistica. È plausibile pensare che l’universo esista in un ampio adesso, dove il momento presente riproduce tutti i punti dello spazio e del tempo in un singolo istante.
Questo porta però anche a un’ulteriore riflessione, in un certo senso anche inquietante: una volta che un pensiero viene manifestato, è come se si accendesse per sempre.
Spesso, quando una persona non riesce a realizzarsi è perché viene sabotata da eventi del passato. L’effetto persistente di queste ferite va quindi rimosso. Questo può avvenire anche grazie all’intenzione consapevole di andare ad agire su un evento passato, per trasformarlo in qualcosa di diverso, così che gli effetti benefici si possano esprimere anche nel presente. Non importa quanto tempo fa si sia verificato o quanto la ferita sia profondamente radicata. Questa intenzione consapevole va però sostenuta in qualche modo, affinché l’azione sia davvero efficace.
Una modalità valida per lavorare su questi aspetti consiste nell’intervenire con la risoluzione dei conflitti della Medicina Esogetica.
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Articolo di generazionebio.com
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