Con la consapevolezza di un piano spirituale sempre più presente negli esseri umani, sempre più si sono diffuse scuole di ogni genere che insegnano le più svariate tecniche di guarigione energetica e spirituale. Facendo aumentare di molte unità il numero di persone che cercano di trovare in questa strada uno sbocco lavorativo. Una grande quantità che non sempre corrisponde ad altrettanta qualità.
La guarigione può essere definita come il ritorno all’esperienza dell’equilibrio e del benessere. Chi aiuta un altro a stare di nuovo bene, lo guarisce. È inoltre possibile compiere un’auto-guarigione e ritornare da soli all’esperienza di benessere e armonia.
La parola guarigione descrive dunque il processo che ha come scopo il ritorno al benessere di una persona, nonché il risultato finale di quel processo.
Il guaritore partecipa a questo processo con intenzione, ottenendo risultati positivi.
Tutti siamo nati con queste capacità, ma occorre imparare ad usare adeguatamente gli strumenti che ci sono stati dati per attuarle.
I risultati della guarigione non possono essere garantiti e dipendono da diversi fattori concatenati uno con l’altro:
- l’abilità del guaritore nell’usare gli strumenti
- il grado di apertura al processo di cambiamento da parte della persona sofferente
- il processo dinamico di interazione tra le due parti
I livelli di guarigione sono molteplici e possono avvenire a livello fisico, mentale, emotivo e spirituale. Allo stesso modo, ci sono varie categorie di guaritori.
I quali, non possono però definirsi automaticamente terapeuti.
Un guaritore può portare guarigione in qualsiasi ambiente che frequenta, utilizzando strumenti innati che talvolta lavorano da soli. A volte basta la presenza, oppure delle qualità congenite che hanno effetti catartici, come una grande capacità di ascolto, oppure l’abilità di dare buoni consigli. Alcuni guaritori partecipano al benessere della società esercitando in modo eccelso la loro professione e migliorando la qualità generale della vita altrui. Può trattarsi di un politico, come di un ingegnere o del lattaio. Le sfaccettature sono tante e le possibilità infinite.
Un terapeuta, invece, deve sì essere anzitutto un guaritore, ma deve sviluppare delle qualità in più per svolgere il suo servizio in modo appropriato. Alcune di queste sono innate, come l’empatia e l’accoglienza. Venendo a mancare queste, le fondamenta su cui si costruirà la professione rischieranno di non essere particolarmente solide. Altre qualità devono essere affinate con lo studio. Perché un terapeuta e un terapista si specializzano nell’applicare specifiche terapie e sono competenti in branche particolari della medicina, sia essa allopatica, naturale o energetica.
Questo non lascia spazio ad alcuna improvvisazione e necessita di un percorso che spesso richiede degli anni e che, in fondo, non finisce mai.
Ecco perché andrebbe vista con diffidenza questa improvvisa ed esagerata diffusione di corsi, percorsi e accademie dove chiunque si improvvisa insegnante delle più disparate discipline per il benessere e dove si dà la garanzia di uno sbocco professionale anche all’ultimo degli sprovveduti.
Per maneggiare la salute, il benessere e l’energia altrui occorrono una certa consapevolezza e un lavoro costante e instancabile che, prima di tutto, va fatto su se stessi. Non sono questi ambiti dove è concesso giocare e chi si cimenta in percorsi di questo genere dovrebbe fare un esame di coscienza e chiedersi:
sono in grado di sostenere gli altri nel loro ritorno a un’esperienza di armonia e benessere, ricorrendo in modo cosciente, consapevole e giudizioso a tutte le tecniche che ho studiato?
Ricordando che prima di cimentarsi nel far star bene gli altri, occorre stare prima di tutto bene con se stessi ed essere coerenti con ciò che si chiede agli altri di fare per migliorare la propria condizione.
Così come un dietista in sovrappeso non merita credibilità, allo stesso modo anche un istruttore di mindfulness che si mostra costantemente rabbioso e distratto è probabile che non sia congruo con il percorso di vita che ha scelto.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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Foto di Freepik
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