La vita è una scuola e ogni evento che la caratterizza rappresenta una pagina importante della nostra storia. Ogni capitolo ci fornisce le conoscenze necessarie ad aumentare la nostra possibilità di sopravvivenza e migliorare la qualità stessa dell’esistenza. Tutte le esperienze arrivano accompagnate da una lezione da apprendere, cosa che richiede impegno e capacità sufficienti.
Quando viviamo un’esperienza, dobbiamo infatti essere sufficientemente attrezzati per metabolizzarla. Il che significa addentarla un pezzo per volta, come si fa con il cibo, per separare le parti inutili da quelle nutrienti. Infine, queste ultime si assimilano per poterne usare le potenzialità in futuro.
Ogni esperienza si può infatti interpretare come nutrimento per l’Anima. Il nutrimento fisico attraverso gli alimenti richiede uno stomaco e gli enzimi necessari a compiere il processo. Allo stesso modo, gli eventi necessitano di un apparato digerente emozionale idoneo allo scopo, oltre a un cospicuo numero di particelle energetiche che supportino la scomposizione tra insegnamenti (nutrienti) e parti da scartare (definito correlato emotivo). Questo processo vale anche per le esperienze positive: ciascuna di esse deve essere trasformata, proprio come fa il corpo con il cibo che ingeriamo, anche il più salutare.
Attraverso questo procedimento, le esperienze si trasformano in essenza. Se questo non accade, l’evento viene momentaneamente parcheggiato nella memoria, oppure nascosto nell’inconscio. I contenuti dell’inconscio reclamano però, di tanto in tanto, una soluzione e si ripresentano contro la nostra volontà per essere risolti.
Un avvenimento non digerito può allora manifestarsi come un sintomo o un dolore (sia fisico che emotivo), che richiede attenzione. Se non si risponde attivamente, questo segnale d’allarme può diventare sempre più forte e trasformarsi in una patologia vera e propria.
Talvolta non è sufficiente, infatti, vivere un’esperienza per capirne la lezione. Il processo di comprensione non è sempre automatico. Si rende fondamentale allora, in quei casi, avviare un lavoro volontario e consapevole per completare il tutto. L’esperienza andrà allora, in un certo senso, studiata ed elaborata, magari con un sostegno esterno, fino a obiettivo raggiunto. Altrimenti la vita ce la riproporrà all’infinito, fino a che non avremo capito fino in fondo. Ecco perché alcune persone si trovano spesso ad affrontare esperienze simili, che si ripresentano ripetutamente, sia nel lavoro che in amore, così come in altri ambiti.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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