La rabbia è un’emozione che sorge con uno scopo: renderci consapevoli di quali sono i nostri confini invalicabili.
Quando questi vengono superati, accade qualcosa. Si accende un fuoco che ha lo scopo di bruciare il combustibile utile ad avviare una risposta a questa infrazione.
C’è una fiamma che si accende ogni volta che dall’esterno qualcuno sceglie deliberatamente di giudicare, di giungere a conclusioni affrettate sul nostro conto, violando i nostri sentimenti.
Spesso partendo da una prospettiva molto limitata e prendendo spunto dalla proiezione di quelle che sono le proprie paure e i propri limiti. Oltre che delle proprie credenze. Allora c’è chi si permette di dire che questa cosa è sbagliata, che quell’altra non si fa e che c’è solo un modo per affrontare una circostanza.
Non c’è una soluzione che sia valida per tutti e tanto meno un’unica strada da percorrere. Nessuno può sapere o dire quale sia la migliore via per un altro individuo. Semplicemente perché non conosce la sua esperienza più profonda e intima. Non conosce i suoi sentimenti e le implicazioni.
Ognuno vede la propria realtà e non può e non deve imporla ad altri.
Questo atteggiamento è purtroppo molto diffuso anche tra la maggior parte di sedicenti risvegliati, non soltanto tra le persone che appaiono inconsapevoli e che agiscono meccanicamente.
Molti non si preoccupano delle vulnerabilità dell’altro e non si curano del fatto che una cosa detta o fatta in un certo modo potrebbe andare a ferire profondamente i suoi sentimenti. Molti nemmeno sono sfiorati dall’idea che una persona abbia i suoi traumi e le sue ferite con cui fare i conti e che, proprio per questo, non andrebbe giudicata.
Ricordiamoci sempre che non abbiamo il diritto di proiettare le nostre esperienze nella vita degli altri. Semplicemente perché le nostre non saranno mai le loro. Ognuno ha le proprie.
E così come non abbiamo il diritto di comportarci noi in questo modo, dobbiamo essere sufficientemente consapevoli quando saranno gli altri ad agire così. Al fine di prendere le distanze e chiedere di fare un passo indietro. Quando i nostri confini sacri vengono violati, non siamo noi a dover arretrare, ma gli altri a dover uscire dal nostro territorio. È necessario decidere qual è il livello di tolleranza che possiamo dare a questo tipo di invasione dello spazio personale e togliere la maschera della falsa spiritualità a tutti i costi, che imporrebbe di sopportare tutto, fino a soccombere. In nome dell’amore incondizionato di cui ci si riempie la bocca solo a parole.
Non è sopprimendo le proprie emozioni che si evolve. La rabbia va espressa. In modo sano, ma va pur sempre convogliata.
Ogni volta che un limite viene superato dall’esterno, mostriamo chiaramente qual è il perimetro del nostro territorio.
Meritiamo di avere intorno persone che ci incoraggino, che ci supportino nel mantenere il nostro spazio privato al sicuro e privo di ogni interferenza.
Nessuno è perfetto. Ciascuno di noi ha il potenziale di imparare e di migliorare ogni giorno di più. Purché non manchi mai il rispetto verso l’altro.
Quando non va così, non è sano rimanere in silenzio: è giusto esprimersi e prendere delle contromisure. Sganciandosi dalla falsa credenza che la rabbia sia un’emozione bassa e che sia indicatore di scarsa consapevolezza. La rabbia ha un valore sacro e nasce spontaneamente con lo scopo di implorare un cambiamento, creando un’opportunità di crescita unica.
ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE UFFICIALE SU TELEGRAM PER RICEVERE E LEGGERE RAPIDAMENTE TUTTI I NUOVI ARTICOLI
Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Immagine di Freepik
Copyright – Se non diversamente specificato, tutti i contenuti di questo sito sono © GenerazioneBio.com/Tutti i diritti riservati – I dettagli per l’utilizzo di materiali di questo sito si possono trovare nelle Note Legali.