Viviamo tempi turbolenti, dove chi ha occhi per vedere cosa sta accadendo dietro le quinte della narrativa ufficiale fatica a non cadere preda della collera. Questa emozione porta ad una conseguenza pressoché inevitabile: il desiderio di vendetta e l’attesa spasmodica e impaziente che chi ha sbagliato venga punito.
Giunti a questo punto, però, è indispensabile ragionare ad un livello più elevato.
Il Creatore, prima di dare forma al Giardino dell’Eden, aveva già dato vita a una generazione di angeli, di arcangeli e di divinità incaricati di operare nella profondità della Terra per preparare, attraverso i cristalli, i metalli e gli elementi, quella ricchezza sotterranea che li avrebbe aiutati successivamente a fare ritorno a casa, una volta completata la loro missione.
Si trattava di esseri luminosi, ma alcuni, pur destinati a tornare nel cuore dell’Infinito, influenzati dalla vita materiale, non vollero affatto farvi ritorno. Produssero così una ribellione.
Di fronte a questa scelta, cosa fece il Creatore? Non li punì con la morte. Disse loro di rimanere lì dove stavano, allo scopo di imparare alcune lezioni.
Che diritto abbiamo allora noi, esseri umani, di gridare alla vendetta di fronte alle malefatte altrui? Persino i demoni possono tornare al Creatore. Di fatto, è impensabile credere che essi siano felici nella loro situazione. Niente affatto: soffrono molto, eppure il loro orgoglio impedisce loro di guardare al Creatore.
Persino Lucifero può tornare ad essere l’arcangelo della luce, se lo desidera. E in quel momento non sarà respinto. C’è una tradizione che narra che nel momento in cui Lucifero precipitò negli abissi insieme agli angeli ribelli, cavò dalla sua corona un grosso smeraldo, con quale si scolpì il Sacro Graal, la coppa in cui fu raccolto il sangue del Cristo. Questo fa sì che permanga un legame indivisibile tra Lucifero e Cristo.
Nemmeno di fronte alla disobbedienza di Adamo ed Eva il Creatore si infuriò. Anche questo gesto faceva parte del piano divino: era tutto previsto.
La storia del peccato originale ha un’analogia con la discesa dell’uomo nella materia. In questo piano infinito, è possibile che vi siano progetti incomprensibili ai nostri occhi, nei quali tutti gli esseri umani partecipano conservando una certa libertà di azione. Possono mantenersi sulla strada della luce, oppure andare ad esplorare i regni delle tenebre.
Nonostante questo, l’eco dell’armonia e dello splendore del regno dei Cieli risuonerà sempre nell’anima di ogni essere umano. Perché è da lì che essa ha avuto origine. Semplicemente, conduciamo tutti una vita così miserabile da averlo dimenticato. Poi capita di ascoltare una melodia e di percepire alcuni ricordi. A quel punto, si può fare una scelta e ritornare sul cammino della luce. Dove il Creatore sarà sempre ponto a dare la sua accoglienza. Nonostante una sofferenza che si potrà protrarre per migliaia di anni, avendo uno spirito immortale, al momento giusto tutti possiamo scegliere di tornare. Una volta scesi nella materia, semplicemente si dovranno superare tutte le tappe previste.
Dall’involuzione si può produrre l’evoluzione.
Qualsiasi cosa che la storia dell’Umanità ha attraversato ha avuto il benestare del Creatore.
Ecco perché la nostra fiducia nella vita dovrebbe rimanere immutabile, anche nei momenti più difficili. Anche davanti all’esposizione del male apparentemente assoluto. Dal male può nascere il bene. Sempre. Bisogna solo prenderne coscienza e, una volta riconosciuto, saperlo osservare e coglierlo come opportunità di imparare.
Specialmente di fronte ad eventi umanamente intollerabili come quelli che stiamo attraversando, dovremmo imparare a comprenderli da un punto di vista differente. Questo non significa accettarli e piegarsi. Tutt’altro. Ha già a che fare con la comprensione che fa tutto parte di un progetto più grande e che sbraitare e urlare puntando il dito non serve a nulla. Anzi, dovrebbero essere proprio questi fatti a stimolare un cambiamento di paradigma.
Le cattive azioni si riequilibreranno con esperienze future complementari. A niente serve evocare pene capitali terrene, perché sarà la vita stessa a presentare il conto a chi deve pagare.
Ecco perché la strada migliore da percorrere è quella della pazienza e della piena fiducia. Non nell’inazione, non nel silenzio ma nella calma. Nella risolutezza, ma non nell’isteria collettiva. Anche quando tutto sembra insopportabile, quando tutto sembra sommergerci, tutto il nostro impegno dovrebbe essere orientato in questo senso. Inutile disperdere energia preziosa.
Meglio, semmai, sedersi metaforicamente sulla riva del fiume, sorridere e aspettare con pazienza e calma che la vita faccia il suo corso.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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