In Occidente, negli ultimi decenni, si è visto un progressivo e inesorabile allontanamento dal pensiero critico, ciò che un tempo era il principio fondante su cui si basava la scienza.
Oggi sembra addirittura che il concetto sia scomparso, lasciando il posto al cosiddetto pensiero unico: una forma di indottrinamento che scoraggia qualsiasi ipotesi che non sia in linea con quelle dominanti (e imposte).
Già la scuola pretende in qualche modo l’adesione a un’ideologia collettiva da cui è difficile svincolarsi, dal momento che qualsiasi punto di vista alternativo o dubbio viene filtrato se non piace ai piani alti.
È come se ad un problema si proponesse un’unica soluzione e si invitasse platealmente a non pensare in modo diverso. Quanto di più lontano dal concetto stesso di scienza, che si dovrebbe basare, prima di tutto, sul beneficio del dubbio. Senza il quale non vi sarebbe stato mai alcun progresso.
Oggi non si fanno più analisi, ma si accettano solo ipotesi controllate. Prima di iniziare un esperimento si ha già in mente una conclusione e bisogna cercare naturalmente di adattare il risultato a delle nozioni preconcette. Questo modo di fare si avvicina però molto all’idea della propaganda. Gli studenti stessi imparano a ragionare dentro a una scatola chiusa, che non lascia spiragli. Questa non si può considerate scienza.
Il metodo scientifico effettivo sembra essere passato in secondo piano. Ciò che viene etichettato come scientifico assomiglia più a un dogma: ragion per cui ad alcune domande si tende a rispondere con frasi pre-confezionate, tutte uguali, che implicano l’impossibilità di messa in discussione.
Di fronte a tutto ciò, un numero sempre maggiore di persone ha smesso di credere nella scienza e in certi scienziati, che sono stati sorpresi a mentire e a strumentalizzare i dati per adattarli alla narrativa desiderata, anziché ai fatti reali. Purtroppo la scienza spesso oggi è sporcata dalla politica e ha come scopo quello di mettersi al servizio dell’ordine del giorno di turno.
Questo non significa certo che tutta la scienza sia da mettere alla berlina, anzi. Il problema sorge quando si impone di accettare a prescindere un postulato senza che tutti i fatti disponibili siano passati in esame. Tale affermazione non ha nulla a che vedere con qualche bislacca teoria del complotto, anzi.
Se però, non appena si eleva qualche dubbio, si risponde a priori con l’accusa alle persone di essere ignoranti e incapaci di comprendere dati scientifici, c’è qualcosa che non va. Così come è malsana la pretesa che il popolo debba abbracciare qualsiasi cosa venga detta e accettare tutto con infinita riverenza.
La maggior parte delle persone, infatti, avrebbe la capacità di vagliare dei dati scientifici, se questi fossero presentati in modo trasparente. Se però i fatti vengono omessi oppure oscurati, si crea confusione.
La scienza si sta trasformando in ideologia. Ecco perché molti studi vengono oscurati e si tende a diffondere una verità unica e inconfutabile, che non ammette né dubbi, né domande, né il minimo pensiero critico. Qualsiasi tesi in conflitto viene bollata come antiscientifica se non censurata come pericolosa. Gli studi indipendenti sono trattati come eresie e chi li porta a termine viene additato come ciarlatano.
La rete dà però oggi accesso a una mole enorme di informazioni, che devono essere sicuramente ben selezionate, vagliate e verificate, ma che permettono di vedere anche l’altra faccia della medaglia.
Non meraviglia, quindi, che sempre più persone si dimostrino diffidenti. Qualsiasi individuo ragionevole si farebbe delle domande e manifesterebbe qualche sospetto. In un mondo normale, questo sarebbe accolto come lecito e sarebbero fornite delle risposte adeguate. Invece il dubbio viene ostacolato con un’aggressività che solo una persona indottrinata senza nemmeno saperlo oggi stenta ancora a vedere.
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Articolo di generazionebio.com
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