Alcune persone di fronte alle problematiche concrete della vita si creano spesso un capro espiatorio. Puntano il dito all’esterno, incolpano terzi e gradirebbero che ci fosse qualcuno che facesse tutto per loro. Ignorano però, così, il libero arbitrio, che richiede che le conseguenze del proprio karma vengano affrontate.
Incaricando altri di qualsiasi risoluzione, accettano che ci sia qualcuno – un’istituzione, ad esempio – che si prenda cura di loro e che imponga misure di controllo.
Tutto nasce dalla paura di diventare co-creatori della propria realtà, pertanto declinano qualunque responsabilità per il proprio destino. Così è facile: si delega un soggetto altro e, casomai andasse male, ci sarà qualcuno a cui dare la colpa.
Questo è un approccio che spesso affonda le sue radici nell’infanzia e deve la sua esistenza a genitori troppo indulgenti e a concezioni dogmatiche erronee.
La vita implica che arrivi un problema e che se ne trovi la soluzione, compiendo con coraggio un’azione consapevole, di cui si accettino le possibili conseguenze. Scappare non è possibile.
Ecco perché non ci sono risposte valide per tutti come soluzioni ai problemi. La maggior parte delle volte si tratta di scelte personali che non hanno alcun libretto delle istruzioni universale da sfogliare. Altrimenti decadrebbe l’intento con cui il problema è si è presentato.
Ci sono situazioni che hanno come scopo lo sviluppo nel singolo di effettuare una scelta in autonomia, senza indicazioni altrui.
Ogni scelta deve partire da dentro e non deve rompere l’equilibrio nella propria vita.
Quando si prospetta una scelta obbligata, bisogna valutare la presenza di qualunque eventuale via d’uscita. Se non ve ne sono, è necessario adeguarsi. Se invece vi fosse anche solo un’alternativa valida, allora è lì che bisogna guardare.
Bisogna però imparare a dedicarsi ad un ascolto profondo di sé.
Tutto ha che fare con la libertà. Ma la libertà non si ottiene senza pagarne un prezzo. Quel prezzo può essere rappresentato da un’azione che potrebbe renderci, da un punto di vista evolutivo, migliori rispetto a prima.
Ecco perché, al cospetto di qualunque scelta, la cosa più adeguata da fare dovrebbe essere domandarsi se questa porterà ad un miglioramento o ad una perdita del proprio valore.
Tutto si riassume qui. Per questo non esiste una scelta migliore o peggiore per la collettività, ma solo quella ideale per il singolo individuo.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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