La malattia è il nuovo tabù del millennio. Ammalarsi è vietato e, proprio per questo, è necessario dimostrare di essere sani.
Ormai si è portati a temere anche il più innocuo dei raffreddori. A ragion veduta, per certi versi, ma senza per forza drammatizzare.
Anche se può apparire folle affermarlo, c’è un aspetto molto affascinante e persino salutare della malattia, che va sottolineato. Specialmente quando si tratta di malanni di stagione.
Prendiamo l’influenza: certo, è orribile sopportare i sintomi fisici e tutti gli impedimenti che questi comportano. Eppure, ogni tanto è indispensabile fermarsi e fare pulizia. Rimettere ordine nelle cose.
La malattia, spesso, è un’opportunità per liberarsi e disintossicarsi. Per questo i sintomi non andrebbero mai repressi, ma accompagnati. C’è una sottile ma sostanziale differenza, tra le due modalità di approccio.
La malattia ha un che di spirituale, perché permette di fluire attraverso la ruota della vita, facendo un piccolo salto di consapevolezza. Ammalarsi è nella natura umana ed è impossibile evitarlo del tutto e per sempre. Si può fare prevenzione, certo, mantenendo in equilibrio il sistema immunitario e imparando a gestire le emozioni che, spesso, stanno alla base di una manifestazione sintomatica. Ma bisogna considerare che salute e malattia sono le due facce di una stessa medaglia e che nel ciclo della vita è contemplato che vi possa essere un’alternanza tra le due.
L’inverno, poi, è la stagione del ritiro e del letargo. Le notti sono più lunghe e i giorni sono più brevi. È proprio quando si attraversa questa stagione che la malattia si presenta più di frequente, come una forma di iniziazione.
Molti cercano in ogni modo di evitarlo, ricorrendo a farmaci, erbe, pensiero positivo e tecniche energetiche. Tutto ciò è estremamente utile e non bisogna smettere di farlo, ma è importante essere consapevoli e non bisogna dimenticare che è importante immergersi nella notte oscura, quando questa appare. Senza combatterla. È attraverso l’accettazione che arriva la guarigione. Alcune circostanze richiedono una resa.
La danza cosmica delle stelle contempla molti cicli: la ruota dell’orologio, la luna e le maree, le mestruazioni, l’alternanza delle stagioni. Poi ci sono cicli più ampi, come le ere.
In ogni momento, viviamo diversi cicli che si interconnettono l’uno nell’altro. L’inverno è il periodo in cui si rallenta e si sta più ritirati. La Terra vive per prima questo stato e noi, di rimando, possiamo ammalarci per cancellare e bruciare, insieme a lei, una certa quantità di karma individuale e collettivo.
Una volta superato quel momento, ci sentiamo meglio perché ci siamo purificati. Siamo più leggeri. Basterebbe osservare un bambino, quando si ristabilisce da un malanno: ha quasi sempre un aspetto diverso, perché ha a modo suo attraversato un momento di sviluppo e di crescita. Per gli adulti non è molto diverso. Lo stesso vale per la Terra.
Via via che il bambino cresce e si avvia verso l’età adulta, a intervalli deve fermarsi per eliminare ciò che non è più rilevante o necessario per lui. Per liberarsi da un certo quantitativo di karma ancestrale. Per quanto scomodo possa sembrare, è così.
Per crescere, occorre bruciare ciò che è vecchio.
Non serve combattere per evitarlo: occorre arrendersi, per migliorare il proprio stato vibrante. Intervenire, certo, per favorire la guarigione, ma senza sopprimere.
I malanni non vanno demonizzati, perché appartengono al regno dell’Umano. Quando arrivano, arrivano. E vanno accolti. Senza trascurarli, questo deve essere ben chiaro. Ma con l’intenzione, oltre che di curarli, di capirli.
Anche perché, quando arriva il momento, se non vengono accettate in questa forma, queste iniziazioni busseranno alla porta sotto un’altra veste: un divorzio, un incidente, un aborto spontaneo, un licenziamento e così via.
Nel Vangelo si parla della crocifissione che arriva prima della risurrezione. Per saltare più in alto serve fare una rincorsa e questa può dapprima apparire come una retrocessione, eppure è solo il preambolo del miglioramento.
Devi essere pronto a bruciare nella tua stessa fiamma; come ti potrai rinnovare se prima non sarai divenuto cenere?
Friedrich Nietzsche
(Così Parlò Zarathustra)
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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