Quando è tempo di essere in salute, è tempo di essere in salute.
Il corpo irradierà energia e benessere.
Quando è ora di ammalarsi, è ora di ammalarsi.
Il corpo manifesterà in qualche modo una malattia, un disturbo, un malessere.
La malattia non è qualcosa da temere, ma una meravigliosa opportunità per bruciare un po’ di karma e per entrare un po’ più in profondità, dentro se stessi.
La paura della malattia è la paura di prendere contatto con ciò che abbiamo dentro. La nostra cultura ci spinge a scappare e a trovare ogni scusa e modalità per farlo.
Hai un dolore? Prendi subito la pillola, così potrai continuare ad essere attivo. Non dovrai fermarti.
Perdendo l’opportunità di bruciare il vecchio karma tramite la malattia, però, si taglia fuori anche tutto ciò che ne deriva in termini di consapevolezza.
Se è il momento di ammalarsi, una malattia si manifesterà con ogni mezzo. Basterà rimanere 2 secondi accanto a qualcuno o addirittura non avere alcun contatto umano, per vedere manifestarsi un raffreddore o qualcos’altro.
Se è il momento di essere in buona salute, si può stare accanto a qualcuno malato e avere dei contatti ravvicinati per giorni, senza prendere nulla.
Tutto è energia.
Tutto è frequenza.
Si decide se attingervi o meno.
È l’anima a farlo, a scegliere se si ha bisogno di quella malattia, oppure no.
Ogni malattia parte dal livello energetico. Non arriva dall’esterno: tutto parte da dentro.
Queste sono le basi fondamentali di una visione olistica della salute. Qualsiasi modalità, dal reiki alla guarigione sciamanica, dall’agopuntura alla cristalloterapia, dallo shiatsu alla Cromopuntura, tutto si basa su questa comprensione di base dell’energia.
Qual è, allora, il senso di praticare queste tecniche e persino di insegnarle se, allo stesso tempo, non si esita a coprirsi il viso per proteggersi da qualcosa che arriva da fuori? Cos’è questa se non una sorta di ipocrisia, di incoerenza rispetto a ciò che si afferma a parole? Non è forse questo il segno che non si sostiene la verità che si divulga e che si pratica? E com’è possibile continuare ad essere credibili se le parole dicono una cosa ma i fatti esprimono altro?
Com’è possibile che anche chi porta avanti – o dice di farlo – una certa visione della vita non si accorga di galleggiare dentro una enorme bolla di menzogne? E se se ne accorge ma, nonostante tutto, si attiene a regole in cui non crede, perché abbassa la propria luce tradendo se stesso?
Ogni operatore olistico dovrebbe inoltre sapere che tutto è sia energia che simbolo. I simboli li utilizziamo nella vita quotidiana per facilitare la guarigione, ma anche per capire come si muove l’energia.
Anche questo sta alla base di qualsiasi lavoro energetico.
Del resto, non è un caso che siano proprio i simboli ad essere utilizzati anche dai governi e dai media per fare propaganda e attuare varie forme di controllo. Lo fanno perché funziona!
Indossare qualcosa che copre la bocca è un chiaro simbolo e significa “accetto di essere messo a tacere”. È inutile, allora, sprecare del tempo per trovare qualcosa di esteticamente bello, perché questo non cambierà la natura delle cose.
Davvero si vuole continuare ad avere a che fare con quel tipo di energia?
Ogni cosa è simbolica.
Ogni cosa ha un’energia.
Ogni azione comporta una reazione.
Ogni momento è prezioso per rimanere nella propria verità.
Quella del cuore.
Che nulla a che fare con la rimozione di diritti e libertà fondamentali, con una montagna di bugie fatte passare attraverso manipolazioni e incantesimi, ricorrendo a parole chiave e simboli che programmano la mente.
Ci siamo dimenticati di essere liberi per diritto di nascita? Questa è l’unica legge universale e naturale valida.
La libertà non è una concessione. Siamo nati liberi. Siamo liberi sempre. Perché accettiamo di poter svolgere certe attività, entrare in un negozio o andare da qualche parte solo con un pass, quando siamo già liberi? E non c’è nessuna legge o persona che possa determinarlo.
Vengono continuamente prese decisioni nel nome di un non ben definito bene superiore e collettivo. Quante volte è stato fatto anche in passato, come la storia avrebbe dovuto insegnare? Troppe.
C’è una cosa che abbiamo perso di vista, accecati da tutta questa manipolazione: la nostra verità interiore.
Ritroviamola e manteniamoci saldi e fermi in essa.
Iniziamo a guardare tutto ciò che accade. Fuori e dentro di noi. Con occhi finalmente aperti, che sappiano vedere.
Chi davvero pensa che tutto sia energia e simbolo e lo sente nel profondo, stia nella propria verità. È un posto estremamente piacevole in cui permanere, perché porta speranza e fiducia. Aiuta a togliersi la maschera (in ogni senso) e ad esprimersi coerentemente con i propri valori reali.
Basta con le bugie, specialmente quelle che raccontiamo a noi stessi. La luce sta nella verità. La propria, qualsiasi essa sia. Questo processo può anche portare a comprendere che, in effetti, in fondo in fondo non si è così convinti che tutto sia energia, che la malattia venga da dentro e che qualsiasi minaccia esterna non possa minare una coscienza che non vibri alla medesima frequenza. Va bene anche così. Senza giudizio.
L’importante è prenderne consapevolezza, avendo però poi la cura di smettere di professare e praticare (con la pretesa di aiutare gli altri) ciò in cui a tutti gli effetti non si crede. Ritrovando la propria via. Qualsiasi essa sia. Purché sia genuina. È una questione di coerenza. Prima di tutto nei confronti della propria anima.
Se per un bene superiore fittizio si è pronti a sacrificare la propria verità interiore, c’è qualcosa che profondamente stride. Qualcosa che, oltre a foraggiare un sistema che a parole si dice di non condividere, ma a cui nei fatti si continua ad aderire, crea un disturbo profondo dentro. Che influenza noi stessi, la nostra salute e tutto ciò che ci circonda. In modo a lungo termine negativo, purtroppo. Perché dove c’è incoerenza, regna il caos. Solo dove c’è coerenza tutto fluisce. In perfetta armonia.
Queste parole non vogliono esprimere nessun giudizio, né rappresentano alcuna verità assoluta. Hanno il solo scopo di stimolare una profonda riflessione interiore. Un ascolto delle proprie reazioni durante la lettura. Una presa di consapevolezza. Di chi si è profondamente e di dove si vuole andare nel praticare o divulgare certe tecniche. Nulla di più.
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Articolo di generazionebio.com
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Liberamente ispirato da riflessioni analoghe di Ishtara Rose
Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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