Quando si parla di abbondanza, si dimentica spesso di affiancare questo tema a quello del sostentamento.
L’uccello si sveglia la mattina, non ha scorte di viveri e dipende quotidianamente dalla ricerca del cibo. Qualsiasi cosa esso trovi, è abbondanza. Perché non conta la quantità di cibo trovato: conta avere l’energia per procacciarsi ogni giorno ciò che è utile al proprio sostentamento. Lo strumento per noi umani, per fare la stessa cosa nella nostra società è il lavoro.
Oggi molte persone scelgono di praticare delle attività in ambito spirituale, che abbiano a che fare con il riequilibrio delle energie. Però non riescono a viverci, perché hanno deciso che fare soldi è difficile e, soprattutto, che per raggiungere l’illuminazione non bisogna avere denaro. Considerando “per niente spirituale” chiedere un pagamento a fronte della loro praticamente di fatto si negano la possibilità di trarne sostentamento.
Il punto è che molti operatori spirituali scelgono di farsi pagare poco o di non farsi pagare affatto, proprio perché pensano che questa cosa sia onorevole.
Ma la nostra cultura e la nostra società oggi richiedono altro! Il tempo dei monaci che regalavano tutti e che passavano la vita a strisciare per terra è superato. Un tempo era quella la cosa spiritualmente più giusta da fare, era coerente con la cultura dell’epoca. Oggi non più! A quel tempo si dava e basta ed è il residuo di quell’energia, ormai superata, che lascia oggi gli stessi strascichi in qualcuno.
Così facendo, si invia a livello metafisico un messaggio molto duro ed è così che si viene onorati: finendo in povertà. Cosa che, però, impedisce poi di continuare ad aiutare gli altri.
Stabilendo di non farsi pagare per il proprio lavoro – e questo vale per tutti, non solo per quelli di tipo spirituale – si definisce di conseguenza anche il valore di quel che si fa. A livello sottile, la vibrazione di questo messaggio la percepisce chiunque, intorno: è come dire a tutti che non si ha valore. Sulla base di questa intenzione, verrà di conseguenza a mancare il sostentamento.
L’abbondanza ci avvolge solo nel momento in cui riconosciamo di avere un valore. Il quale va poi manifestato.
Non è importante farsi ricompensare per forza in maniera tradizionale: ci possono essere scambi di energia o si può ricorrere al baratto. Quello che conta è stabilire di valere qualcosa e non sentire più di dover regalare e basta.
Solo allora gli altri inizieranno a mettersi in fila per scambiare il loro valore con il nostro.
Solo così si otterrà il giusto equilibrio energetico, che permetterà il sostentamento. E che quindi aprirà all’abbondanza.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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