Partiamo dal presupposto che ciascuno di noi ha una prospettiva diversa della vita, che prende forma dal vissuto personale.
Sulla base di questa prospettiva, tutti scegliamo ciò che reputiamo più giusto per noi stessi. Quasi sempre in buona fede.
Quello che sta accadendo nel mondo da qualche decennio richiede una mentalità molto aperta per essere interpretato, oltre a una capacità di lettura molto profonda degli eventi. Alla luce di tutto ciò, sempre più individui si stanno risvegliando e stanno sviluppando la capacità di vedere oltre il velo dell’inganno. Che ci sia qualcosa che non va è sempre più evidente.
Eppure c’è ancora chi non vede (o non vuole vedere) la realtà, che nemmeno immagina cosa stia accadendo dietro le quinte e che rimane ancorato alle paure indotte dall’esterno. Allo stesso tempo, anche chi ha aperto gli occhi o almeno ha iniziato a porsi delle domande è ancorato sulle frequenze della paura.
Anche la paura, infatti, si presenta su diversi livelli.
Da un lato c’è chi ha paura di ammalarsi e di morire. Dall’altro c’è chi ha paura di perdere libertà e diritti e ipotizza che vi siano scopi assai dubbi dietro alle decisioni dei governi mondiali.
È come se si fossero create due fazioni opposte, accomunate però da un’emozione così bassa come la paura.
Ciò che sfugge è che è proprio quella stessa paura a creare divisione. È quella stessa paura a influenzare la quotidianità e a prendere il sopravvento sulla coscienza delle persone.
Quando la paura e la preoccupazione regnano sovrane, i comportamenti che ne conseguono sono tutti dettati da queste emozioni. Tutto ciò che si pensa e tutto ciò che si fa è mosso dalla paura. A quel punto, si abbandona la razionalità, per lasciarsi dominare dall’istinto.
Il mondo è popolato oggi da milioni di persone impaurite, preoccupate e anche molto arrabbiate. Sentire di essere in disaccordo con qualcosa o qualcuno può essere il punto di partenza per aprire gli occhi davanti alla realtà. Quindi è di per sé qualcosa di positivo. Quando però si comincia a vedere la realtà, cadere vittime della rabbia è un attimo ed è altrettanto facile essere preda della reazione di attacco o fuga. Che porta a rimanere in uno stato di allerta costante.
Da qui il passaggio naturale è iniziare a prendere di mira le persone che sono in disaccordo con noi, o che non vedono (o non credono) ciò che vediamo noi e direzionare tutta la rabbia verso di loro. Si prova risentimento e si inizia ad avere il comportamento tipico di chi in una relazione si sente ferito.
Quando nella coppia il partner non è d’accordo su qualcosa, si innesca spesso una sensazione di rabbia, che viene poi proiettata all’esterno.
Ciò che sta succedendo a livello globale è molto simile. La maggior parte delle persone sta proiettando all’esterno ferite ed emozioni irrisolte. Allora se la prendono con gli altri.
Da una parte c’è chi definisce gli altri pazzi, complottisti, egoisti, irresponsabili e privi di senso civico.
Dall’altra c’è chi considera la fazione opposta popolata da zombie, decerebrati, manipolati, pecore.
Non c’è alcuna differenza tra le due polarità e quel che è peggio è che un comportamento come questo non è di alcun aiuto alla causa collettiva.
Può davvero essere costruttivo proiettare sugli altri il proprio risentimento? È forse maturo additare gli altri e deriderli per una scelta, un’opinione, una presa di posizione legittima?
Oggi chiunque, ma soprattutto chi si vanta di avere intrapreso un cammino spirituale – anche se la verità è che tutti, nessuno escluso, su diversi livelli di consapevolezza ne stiamo compiendo uno – dovrebbe fermarsi, fare silenzio e dedicare a se stesso un momento di introspezione.
Dovremmo tutti fare un passo indietro e chiederci qual è la realtà che vorremmo e se stiamo davvero facendo il possibile per darle forma. Dovremmo comprendere che metterci gli uni contro gli altri è la più grande forma di distrazione di massa che sia mai stata perpetrata, dalla notte dei tempi. Una trappola in cui stiamo cadendo tutti, come birilli.
L’altro, colui che oggi vediamo come nemico, è in realtà proprio come noi, anche se la pensa diversamente, anche se fa scelte che non condividiamo.
Spesso ci concentriamo solo sulle differenze. Renderci conto che anche una persona che sembra molto diversa da noi è invece fondamentalmente proprio come noi, può essere la chiave per stabilire una riconnessione profonda con l’altro.
Anche gli altri hanno un corpo e una mente. Hanno sentimenti, emozioni e pensieri. A volte provano tristezza, delusione, rabbia, dolore. Ma anche gioia, pace e felicità, talvolta. Gli altri desiderano avere relazioni appaganti e sentirsi amati. Vogliono essere in salute e vivere una vita serena.
Proprio come noi.
Basterebbe rammentare dei concetti così elementari per sedare gli animi, smettere di inveire contro tutti, fare un respiro profondo, togliere la corazza e, semplicemente, guardare l’altro e… sorridere. Magari tendendogli anche la mano.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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