La ricerca sulla causa del morbo di Alzheimer e sul possibile trattamento implica una serie di ipotesi e strade diverse. La maggior parte degli scienziati, però, considera che un ruolo centrale sia rivestito dalle placche cerebrali. Ne consegue che molta della ricerca in corso sia concentrata sul modo di distruggerle o di prevenirle.
A Tokyo, all’Università, è stato tentato un nuovo approccio, che ricorre all’iniezione di atomi ossigenati, attivati dalla luce infrarossa.
Le placche sono formate da accumuli anormali di proteina amiloide e molti ricercatori ritengono che questa sia la causa patologica del morbo di Alzheimer. Esistono alcuni farmaci progettati per colpire le placche; alcuni utilizzano degli anticorpi per eliminare le proteine amiloidi e altri erano stati originariamente sviluppati per trattare l’ictus.
Nonostante gli sforzi siano compiuti ad ampio raggio, molte terapie inizialmente promettenti non si sono poi rivelate all’altezza, una volta passati alla fase avanzata della sperimentazione umana.
Gli scienziati giapponesi non si sono però arresi e hanno sviluppato una piccola molecola, descritta come catalizzatore di fotossigenazione. La molecola contiene atomi di ossigeno, che possono alterare i legami chimici che tengono insieme le molecole. Questo catalizzatore, colpisce la struttura piegata dell’amiloide e smantella le placche.
Questo avviene solo quando è richiesto. La molecola, infatti, rimane inerte fino a quando non viene attivata dalla luce infrarossa. Una volta in azione, l’amiloide si separa e le cellule immunitarie del cervello – la microglia – arrivano e ripuliscono tutto, rimuovendo i detriti e lasciando intatte le cellule sane.
La sperimentazione non è ancora stata condotta su pazienti umani, ma i risultati sembrano essere per il momento molto promettenti. Sembra solo che si debba ancora perfezionare il design del catalizzatore, in modo che possa essere attivando irradiando la luce dall’esterno del cranio. Ci sono molte probabilità che questo ostacolo possa essere rimosso a breve.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Brain.
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Articolo di generazionebio.com
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Immagine by Rhett Wesley on Unsplash
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