Si tende a credere che siano solo i genitori a pensare che un figlio non ce la faccia senza di loro, ma accade anche l’esatto opposto. Molte persone, anche adulte, hanno questa convinzione innata di dover salvare la madre e il padre, perché da soli non ce la potranno fare. Ogni individuo ha però il proprio destino e occorre smettere di interferire nella vita dei genitori o lasciare che lo facciano loro con i figli ormai grandi. Questo si chiama crescere e maturare e vale per tutti i soggetti coinvolti.
La maggior parte delle persone ha problemi che derivano dal rapporto con i propri genitori. Non è un caso che un terzo delle richieste di aiuto che giungono agli psicologi sia il frutto di questa disarmonia.
Succede che i genitori facciano sentire in colpa i propri figli, che i figli sentano questo stato di dipendenza e non riescano a intraprendere una vita autonoma, che il dialogo sia disturbato e molto altro.
Prima di ogni altra cosa, è indispensabile accettare di aprire gli occhi e di comprendere una spiacevole verità. Talvolta, uno stato di dipendenza dai genitori impedisce di realizzarsi.
Cosa significa separarsi dai genitori
Molti intendono il concetto di separazione dai genitori come l’inizio di un’indipendenza economica da parte del figlio. Non è solo questo! Separarsi significa diventare indipendenti da un punto di vista emotivo. Quando si è adulti, non è più tempo di temere i loro giudizi, di offendersi a vicenda o irritarsi, dando per scontato di doverci essere sempre, in ogni evenienza.
Ma soprattutto, non significa rimandare i propri sogni e i propri progetti a causa loro, mettendo in disparte se stessi. Separarsi significa saper fare delle scelte indipendenti e non manipolative, in modo autonomo e rimanendo sempre fedeli a se stessi.
Chiaro è che non si sta parlando di situazioni di emergenza, nelle quali è giusto correre a dare una mano.
I genitori non sono dei semidei: come ogni persona sulla terra sono buoni ma sanno anche essere crudeli e creare ostacoli per egoismo. Non sono sempre la fonte di ogni benedizione e gioia, come potevano esserlo quando si era bambini. Non sono persone a cui chiedere scusa per forza e da cui aspettarsi approvazione e chiedere un permesso.
I genitori sono quello che sono. Vanno accettati, allentando però sempre di più il cordone ombelicale.
Come diventare autonomi emotivamente
Molti genitori, senza rendersene conto, usano i propri figli e recitano a spese loro i loro drammi, coinvolgendoli nei loro processi distruttivi. Essi fanno ciò che possono. Bisogna però imparare a vederli per quello che sono: degli esseri imperfetti, come tutti gli umani.
Bisogna accettare che un genitore possa non sapere amare, che non sia in grado di nutrire e dare calore. Spesso gli attaccamenti si creano perché ci si aspetta che prima o poi questo cambi. Ma non è possibile!
Diventare autonomi significa guardare in faccia la verità, nel bene e nel male, mettere da parte la paura che rende quasi servitori dei genitori e spiccare finalmente il volo come individui. Ma significa anche accettare che essi possano non approvare le nostre scelte, il nostro modo di vivere e le nostre passioni. Un genitore dovrebbe imparare sempre a provare rispetto per le peculiarità dei propri figli, senza giudicarli.
Stop ai sensi di colpa
I genitori danno la vita ai bambini, è vero. Ma i figli non hanno alcun debito con loro e non sono tenuti a restituire pezzo per pezzo ciò che hanno ricevuto. Questo modo di vedere crea una visione distorta, che porta a un legame malato. I figli è giusto che provino gratitudine per essere stati messi al mondo, ma una volta qui non appartengono a nessuno, se non a loro stessi. E devono essere lasciati liberi. Di fare, di scegliere e anche di sbagliare.
Se non si comprende tutto questo, nascono inevitabili sensi di colpa, perché il figlio sente di non poter ripagare il debito.
È importante sapere che prima della separazione occorre un riavvicinamento. Proprio per evitare che l’autonomia acquisita si basi su una disarmonia.
Impariamo a guardare i nostri genitori con gli occhi di una persona adulta che ha il diritto di vivere, di essere rispettata e di realizzarsi in piena coerenza con i propri valori e bisogni dell’anima.
Solo così si cresce, finalmente, e si permette anche ai genitori di rimanere fedeli a loro stessi e di esistere come individui autonomi.
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Articolo di generazionebio.com
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