Provate a chiedere a un nonno, se ancora ce l’avete, se abbia la sensazione che la sua vita sia volata via velocemente, o meno. Quasi sicuramente, risponderà che è andata via come un lampo.
Tra la nascita e la morte c’è un istante che scorre come l’acqua tra le dita.
Se la morte si avvicina inesorabile, allora, com’è che tutti noi continuiamo a riempire la vita con una mole incredibile di spazzatura: dubbi, rimpianti per un passato che non c’è più, paure per il futuro e tante altre banalità?
Che senso ha combattere ogni giorno, trasformare la vita in un campo di battaglia, quando sarebbe meglio affrontarla come un’avventura straordinaria e priva di paura. Come se fosse un gioco pieno di magia, di pace, armonia e gentilezza.
Non capita anche a voi, ogni tanto, di avere la percezione che la realtà sia una stanza degli specchi, dove noi soli facciamo una smorfia, combattiamo contro in stessi con ogni forza, ci spaventiamo, ridiamo da soli, ecc.?
Don Juan disse che l’arte del guerriero consiste nel mantenere l’equilibrio costante tra l’orrore di essere umano e il miracolo di essere umano.
Quanto tempo ci vuole ancora, per capire questo passaggio fondamentale e trasformare la nostra vita in un viaggio straripante di esperienze godute fino in fondo e mai subite?
Non stiamo correndo il rischio di accorgercene troppo tardi, specialmente in un’epoca dove il tempo e una vita da uomini liberi ci vengono sottratti in modo sempre più barbaro?
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Articolo di generazionebio.com
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Immagine by samer daboul da Pexels