La misura sembra essere colma: l’umanità è stata spinta in una zona molto prossimo al suo limite. Cosa che ha, come aspetto positivo, il vantaggio di stimolarla a farsi delle domande molto profonde e a esplorare nuovi territori, mai immaginati prima. I quali potrebbero presto dare vita a una realtà del tutto diversa dalla precedente.
La domanda è:
Davvero vogliamo tornare alla vecchi normalità?
Oppure questo potrebbe tradursi in un periodo di transizione, dove le nostre fragilità e i sistemi in cui abbiamo vissuto e che non hanno funzionato potrebbero essere re-immaginati in una chiave del tutto nuova?
Il caos globale che stiamo attraversando non è altro che lo specchio della consapevolezza umana, che sta emergendo sotto vesti del tutto diverse. La nostra anima non era più in risonanza con la società che l’uomo ha creato. Il caos è funzionale a ispirarci a lasciare andare i vecchi sistemi, creati da una mentalità con cui, molto semplicemente, non abbiamo più alcuna risonanza.
Sono già tante le persone che oggi provano l’urgenza di immaginare e di dare vita a nuovi sistemi e a nuove strutture, all’interno della società, che sposino meglio questo nuovo livello di coscienza. Non tutti sono ancora pronti a lasciare andare il vecchio, però. Ecco perché vogliono tornare alla vita di prima. Molti si domandano anche se non stiamo andando verso un sistema totalitario.
Domanda lecita, dati gli eventi. La risposta è sì nella misura in cui l’umanità deciderà di non risvegliarsi. Una strada alternativa esiste e tutti coloro che hanno occhi per vedere e sono entrati dentro a un nuovo stato dell’essere la percepiscono chiaramente, all’orizzonte.
Questo nuovo stato dell’essere implica la percezione di unione con l’altro. Di collaborazione e di condivisione. Ecco perché il vecchio mondo non ha più senso, visto da questa prospettiva.
Molti si sentono disorientati perché sanno di non provare più alcun interesse verso molte delle cose che riempivano la loro vita prima che si scatenasse il caos. Non vi è nulla di sbagliato in tutto ciò.
Questa situazione caotica ha un suo senso specifico: rappresenta un modo per riflettere su ciò che stiamo facendo e percependo come umanità. Se continuiamo a vivere in un mondo completamente disconnesso dai nostri cuori, basato solo sul raziocinio e sull’incessante desiderio della mente, il caos andrà avanti a lungo. Quando arriva il tempo di cambiare e noi rifiutiamo i segnali che ce lo comunicano, non può che crearsi disordine. Ciò vale sia a livello individuale che collettivo.
Non è più tempo di tenere la testa bassa e di sperare che tutto torni come prima. Questo caos deve avere la funzione di una sveglia, che ci scuote dallo stordimento. Esso perdurerà fintanto che le persone continueranno a pensare alla loro sopravvivenza personale, anziché a quella collettiva. Anzi, continuerà ad aumentare, fino a distruggere esso stesso questo sistema, bruciandolo nel tentativo stesso di farci aprire gli occhi.
Ci sono molti modi di vedere e affrontare questo caos. Possiamo scegliere di vivere nel dramma e subire ciò che sta accadendo. Oppure possiamo combattere e resistere al cambiamento. Ma c’è una terza possibilità e consiste nel rallentare, respirare profondamente, cercare di sintonizzarsi con la nuova consapevolezza che sta emergendo e sfruttarla per sposare un cambiamento costruttivo.
Sta a noi scegliere quale realtà alimentare con i nostri pensieri e con le nostre emozioni. Il cambiamento positivo si potrà vedere solo nutrendo nuove idee, abbandonando la rabbia e diventando noi stessi i creatori attivi di un futuro migliore.
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Articolo di generazionebio.com
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