In qualche area remota del cervello, arriva un tempo in cui qualcosa inizia a smuoversi e a portarci al risveglio da un intorpidimento lungo una vita. E’ in quell’istante che iniziamo a vedere il mondo in maniera diversa.
Questo spesso succede quando ci si avvia verso i quarant’anni. Di colpo si realizza che abbiamo dispensato da sempre talmente tanta energia per gli altri, da avere quasi dimenticato la nostra esistenza. E’ come essere scossi violentemente e sentire l’obbligo morale di ritornare sulla retta via.
Quando si dona molto più di quanto si riceva, qualcosa intimamente cambia. E’ come se suonasse un allarme che intima di non sprecare così la propria vita. Non che gli altri non meritino la nostra attenzione, ma ognuno di noi è qui per imparare attraverso la propria esperienza individuale, non per sacrificarsi per gli altri.
Arrivano dunque le prime domande.
Che cosa sto facendo?
In che direzione sto andando?
In che modo mi sto realizzando?
La mia vita ha un senso o vivo come un automa?
Questi interrogativi iniziano a ronzare dentro al cervello di continuo, finché non ci sentiamo costretti ad ascoltare la nostra voce interiore. Che ci motiva a trovare le risposte.
In questo frangente, apriamo gli occhi su una realtà che non è sempre piacevole. E ci sentiamo di avere sprecato metà della nostra vita. Scatta dunque qualcosa dentro che ci spinge a riscattarci, ma soprattutto, a riscattare la nostra anima.
Qualcuno definisce questo momento come una crisi di mezza età, ma si tratta più che altro di un risveglio.
Una crisi porta inizialmente a una destabilizzazione, poiché si percepisce uno squilibrio rispetto a un mondo fatto di regole prestabilite che ad un tratto non hanno più senso.
Gradualmente, però, tutto cambia e ci si risveglia ad una nuova sensazione che aiuta a riconoscere e realizzare qualcosa che si annidava da sempre dentro di noi.
Da qui nascono spesso le grandi rivoluzioni della vita.
Arriva un tempo in cui finalmente si realizza di non essere più soltanto un numero, ma di rappresentare una parte importante della società, con un ruolo specifico che si basa sui doni che abbiamo da offrire e che abbiamo tenuto nascosti per troppi anni.
Questo processo significa innanzitutto imparare a prendere del tempo per se stessi, a costo di sembrare egoisti.
Una delle cose che cambiano è la percezione del tempo. Che smette di sfuggire dalle mani, ogni volta che lo impieghiamo a fare qualcosa che per noi vale davvero e che ci appaga nel quotidiano.
ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE UFFICIALE SU TELEGRAM PER RICEVERE E LEGGERE RAPIDAMENTE TUTTI I NUOVI ARTICOLI
Articolo di generazionebio.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto di Jan Alexander da Pixabay
Copyright – Se non diversamente specificato, tutti i contenuti di questo sito sono © GenerazioneBio.com/Tutti i diritti riservati – I dettagli per l’utilizzo di materiali di questo sito si possono trovare nelle Note Legali.