In una fredda serata invernale, un vecchio indiano Cherokee narrò a suo nipote la storia di un’eterna battaglia che ha luogo all’interno di ogni essere umano.
Ecco cosa gli raccontò:
Sappi, nipote mio, che in ognuno di noi albergano due lupi, sempre in conflitto tra loro.
Uno di questi è il lupo della sventura. Il suo corpo energetico è costituito per lo più da paura, ansia, rabbia, invidia, dolore, delusione e disprezzo.
L’altro è il lupo della felicità. E’ pieno di gioia, amore, speranza, gentilezza e compassione.
Il nipote si prese un po’ di tempo per riflettere e poi chiese:
Nonno, qual è il lupo che avrà il sopravvento in me?
Il vecchio indiano rispose:
Quello che deciderai di nutrire.
Come nutrire il lupo della felicità
E’ sorprendente scoprire come i fattori esterni che determinano la felicità o meno di una persona siano il 10% del totale. Un tetto sulla testa, del cibo in tavola e un guadagno medio non influiscono come si crede sulla felicità totale dell’individuo.
Il concetto di felicità non è assoluto, ma varia da persona a persona e dipende in gran parte dalla genetica (50%) e dalle forme pensiero (40%).
Intervenire sulla genetica si può, ma non è immediato. La prima cosa da fare, dunque, è lavorare sugli schemi mentali e dirigerli in una direzione migliore per noi.
Come si cambiano gli schemi di pensiero
I modelli di pensiero sono generalmente subconsci e automatici. Prendono forma senza che li si controlli. L’influenza di un determinato stimoli scatena si reagisce di conseguenza.
Ogni reazione è un riflesso condizionato appreso nel corso della vita. Si può cambiare solo quando lo si osserva più da vicino e in modo consapevole.
La felicità non dipende dunque dalle classiche nozioni imposte dalla società. Non ha niente a che vedere con i classici canoni di una vita di successo: un buon conto in banca, un lavoro prestigioso, un partner affascinante. Non sarà tutto questo a renderci necessariamente felici.
Smettere di essere schiavi delle nostre reazioni, sì. E’ qualcosa che nemmeno un milione di dollari potrebbe compensare.
Risvegliare la felicità nella mente
Scegliere la felicità significa assumersi la responsabilità delle proprie emozioni. Mai incolpare gli altri dei propri problemi! Puntare il dito all’esterno non serve a nulla.
Per questo motivo, è necessario andare oltre le idee altrui su ciò che la nostra vita dovrebbe o non dovrebbe essere. Lamentarsi di continuo del destino delle ingiustizie del mondo e di tutto ciò che capita è qualcosa di estremamente sterile.
L’unica strada è quella di impegnarsi ad abbattere le principali barriere che fanno da ostacolo alla felicità quotidiana.
- La mania di controllo
- Il lamento costante
- La necessità di incolpare gli altri
- L’abitudine di concentrarsi solo su se stessi
- L’ossessione per il confronto
- L’invidia
Tutti questi sono schemi dannosi, che bloccano il fluire della felicità. In maniera responsabile occorre passare all’azione e lavorare su di sé, nutrendo quella parte che sa come ottenerla e che è capace di raggiungerla.
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Articolo di generazionebio.com
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