Il suono è qualcosa di più di una semplice esperienza di ascolto: con la musica si possono anche esplorare altri territori da un punto di vista sensoriale.
La musica può essere infatti di ausilio per una meditazione consapevole nello spazio.
Nel libro Come Funziona la Musica (How Music Works), David Byrne descrive l’intima relazione tra architettura e musica, la cui composizione può essere plasmata dallo spazio in cui viene eseguita.
Del resto, il suono ha un’affinità antica con la meditazione e la guarigione. La guarigione attraverso il suono ha radici antiche nelle culture di tutto il mondo, incluse le tribù aborigene australiane che usavano il didgeridoo come strumento di musicoterapia già migliaia di anni fa. Non si possono poi dimenticare le esperienze di cerimonie spirituali, condotte con le campane tibetane o himalayane.
La meditazione con il suono è una forma di attenzione focalizzata. Da questa base sono nati i cosiddetti “bagni sonori”, nei quali l’esperienza con il suono non si manifesta solo attraverso l’udito, ma anche tramite le vibrazioni e le frequenze tattili.
Da un punto di vista scientifico, si sta ancora cercando di capire in che modo il suono guarisca. La ricerca è però promettente, se si considera che una revisione di 400 articoli scientifici pubblicati sulla musica come terapia hanno evidenziato prove inconfutabili sui benefici del suono sulla salute fisica e mentale. Il ritmo, ad esempio, può contribuire a fornire sollievo dal dolore.
Uno studio apparso sulla rivista Journal of Evidence-Based Integrative Medicine ha rilevato che una meditazione sonora di un’ora è stata in grado di aiutare le persone a ridurre tensione, rabbia, stanchezza, ansia e depressione, aumentando nel contempo il benessere spirituale. Per questa meditazione sono state utilizzate campane tibetane, gong e altri strumenti specifici. I partecipanti non avevano mai praticato prima alcuna forma di meditazione sonora.
Sono molte le teorie che tentano di spiegare come mai le esperienze sonore siano collegate al rilassamento profondo e alla riduzione del dolore fisico. Se il suono lavora attraverso gli effetti tattili vibrazioni su tutto il corpo, significa che la musica stimola delle fibre che influenzano la percezione del dolore. Pazienti fibromialgici che si sottopongono a dieci trattamenti (due volte a settimana, per cinque settimane) di stimolazione sonora a bassa frequenza hanno visto migliorare il sonno e ridurre il dolore, diminuendo di conseguenza i farmaci.
Qualcuno parla poi dei battiti binaurali, ipotizzando che l’ascolto di determinate frequenze possa sincronizzare e cambiare le onde cerebrali. A seconda della frequenza di questi battiti, è possibile indurre stati di profondo rilassamento fino a raggiungere la trance meditativa.
I ricercatori stanno ancora esplorando il meccanismo che si cela dietro ai benefici curativi del suono, ma è sufficiente un’esperienza pratica per percepire la gioia di una presenza attiva del suono, che arriva nella sua totalità: acusticamente, ma anche visivamente e tattilmente.
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Articolo di generazionebio.com
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Photo by Julio López on Unsplash
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