Da dove nasce l’abitudine di salutare le persone che incontriamo? Siano essi famigliari, amici o semplici conoscenti?
La parola stessa salutare esprime l’atto di dare salute.
Salutare gli altri dovrebbe nascere, quindi, dall’intento generoso, disinteressato e nobile di augurare una buona salute agli altri.
Oggi il saluto ha perso tutto il suo significato profondo. Si attua solo come gesto di cortesia, per aderire ai dettami di una buona educazione o come segno di riconoscimento di qualcuno per strada.
Come cambierebbe un semplice gesto del genere se smettesse di diventare automatico, ma nascesse da un puro intento e fosse magari accompagnato da un bel sorriso?
Non è mai troppo tardi per cambiare modalità.
La prossima volta che incontriamo qualcuno, potremmo salutarlo e mentalmente dire:
Ti auguro una buona salute
Abitudine che non dovrebbe essere rivolta solo ad amici e parenti, ma diretta a tutte le persone che incontriamo per strada, nei negozi, o sull’ascensore.
Al taxista, alla commessa del supermercato, al cassiere, al barista.
Un atto semplice come questo è così carico di vibrazioni da infondere benessere nel prossimo.
Basta provare a farlo anche solo per pochi minuti per avere un riscontro positivo.
Salutare in questo modo è analogo alla benedizione degli altri.
Sì sa che tutto ciò che facciamo o pensiamo è fatto di vibrazioni, che come un boomerang ci ritornano indietro. Restituendoci, in un caso come questo, un’onda di salute e di altrettante benedizioni.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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