La pratica della decima è un’abitudine che molti applicano nella loro vita e che consiste nel mettere da parte il 10% dei propri guadagni e considerarli come appartenenti all’Universo.
Chi lo fa, in genere, è libero da qualsiasi difficoltà economica. Magari potrà avere altri problemi, certo: la vita non è quasi mai perfetta. Però difficilmente si troverà ad affrontare problemi da un punto di vista finanziario.
Se è vero che molti conoscono questa regola, è altrettanto realistico pensare che non tutti sappiano quale sia il principio spirituale su cui si regge.
Questa regola viene raccomandata anche in alcuni passaggi della Bibbia e molti imprenditori dichiarano, senza pudore, che gran parte del merito del loro successo è dovuto a questo.
Ma come funziona precisamente? Quale cifra bisogna riservare? E cosa se ne deve poi fare, a tutti gli effetti?
La regola della decima non si riferisce esclusivamente a cifre da devolvere in beneficienza, o a donazioni materiali.
Da un punto di vista spirituale, la decima può essere rappresentata anche (e soprattuto) dall’incentivare la divulgazione della verità in qualsiasi forma. Dove per verità si intende tutto ciò che abbia a che fare con l’ampliamento della consapevolezza.
Questo è dovuto al fatto che tutto ciò che davvero conta nel mondo è la verità metafisica, che libera da qualsiasi difficoltà. Colui che non sfrutta la sua vita per conoscere questa verità e diffonderla, difficilmente beneficerà di questa regola.
Quello che conta, nonostante le credenze e i condizionamenti, non sono le scoperte scientifiche, i progetti di riforma sociale o politica. E’ la consapevolezza umana che, una volta che sarà sempre elevata, stimolerà un riequilibrio automatico di tutto il resto.
Perciò molti che si ostinano soltanto a promuovere opere benefiche non si trovano mai davvero avvolti dall’abbondanza. Perché non si tratta soltanto di una questione materiale.
Tanto che la quantità precisa di questa decima non dipende da quanto ciascuno si possa permettere economicamente. In termini pratici, si farà un calcolo del guadagno totale, sottraendo quello netto e sarà su quest’ultimo che bisognerà ricavare la decima.
Va da sé che farlo senza essere pronti spiritualmente non ha senso. Non è qualcosa che si fa per senso di dovere, aspettandosi qualcosa in cambio: questo atteggiamento non porterà mai alla prosperità.
Mettere da parte una decima parte del proprio introito e metterlo a disposizione della collettività, allo scopo di ampliarne la consapevolezza è un atto di fede.
In maniera analoga, questa pratica andrebbe fatta in qualsiasi circostanza, senza aspettare di guadagnare abbastanza da poterselo permettere. Altrimenti si perde il significato profondo di questa pratica. Anzi, è proprio nel momento del massimo bisogno che si dovrebbe attuare.
Siamo tutti qui sul piano terreno come strumenti di manifestazione del divino. Ecco perché questo dovrebbe essere lo scopo ultimo della nostra vita.
Quando si paga la decima? Quando si riceve lo stipendio, ad esempio. Le tempistiche sono dunque individuali.
Dona e ti sarà dato
I benefici che ne derivano sono sorprendenti.
Questa pratica nasce dalla legge ebraica, secondo la quale era dovuta la decima parte dei propri guadagni o della propria produzione come pagamento delle imposte a servizio di Dio. Pare proprio che fu questo a portare la popolazione ebraica a prosperare, sia a livello collettivo che individuale.
Per questo motivo la connessione tra la regola della decima e la prosperità derivano semplicemente dall’espressione di quella legge, da prendere come esempio. Come a dire che ciò che offriamo all’Universo, l’Universo lo offre a sua volta a noi, amplificato.
Non si tratta solo di denaro, ma anche di gentilezza, di generosità. Ciò che diamo, riceviamo. Nessuno si sottrae da questa legge. Ecco perché è importante iniziare ad aderirvi.
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Articolo di generazionebio.com
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