Oggi abbiamo a disposizione una miriade di informazioni per coltivare il nostro benessere: possiamo accedere a consigli e suggerimenti su quale alimentazione adottare, su quali integratori assumere e su quale stile di vita sia meglio osservare.
La salute in generale deriva però da molti fattori diversi:
- ambiente circostante (10%)
- fattori socioeconomici, come educazione, famiglia, supporto sociale, reddito, situazione lavorativa (40%)
- comportamenti legati alla salute, come uso di tabacco e alcol, stile di vita in generale (30%)
- sistema sanitario, con annessi la qualità del servizio e la possibilità di accedere alle cure (20%)
Purtroppo oggi stiamo vivendo in generale un declino della salute delle persone, per quanto a livello teorico il sistema medico sia sempre più evoluto. L’aspettativa di vita infatti sta diminuendo: la condizione di persone relativamente giovani sta peggiorando assai rapidamente e alcuni dati statistici suggeriscono che il massimo potenziale di salute si raggiunga a 27 anni, per poi via via diminuire.
Questo significa che qualcosa sta fallendo nel modello di gestione della salute e che è necessario trovare delle soluzioni nuove per fronteggiare questa tendenza.
Ci sono ragioni biologiche, psicologiche e socio-ambientali che giustificano il motivo per cui una persona è in salute, mentre un’altra è ammalata. In genere ci si sofferma soltanto sulle prime, sottovalutando tutto il resto. Ma l’attitudine, le credenze, l’autostima e le emozioni sono altrettanto importanti, perché concorrono a percepire il mondo in modo totalmente individuale. La questione socio-ambientale richiede poi un’ulteriore attenzione, perché ha un ruolo determinante.
Lo stress sociale è un fattore rilevante di innesco di numerose problematiche croniche. Molto più del fumo, dell’alcol, di un’alimentazione disordinata e di uno stile di vita sedentario.
Le grandi città, in special modo, spingono l’individuo ad essere isolato e solo. Questa condizione ha dimostrato di aumentare il rischio di mortalità delle persone. Alcune ricerche hanno evidenziato che soprattutto i cosiddetti millenials hanno pochi amici (molti dei quali solo virtuali, incontrati sul web) sono isolati e si sentono soli. Questo potenzia il rischio di sviluppare malattie, anche mentali.
Con lo sviluppo della tecnologia, è possibile oggi accedere a quasi ogni servizio senza neppure uscire di casa. Tutto può essere spedito a domicilio, rendendoci inesorabilmente indipendenti e lontani persino dai vicini di casa, che incontriamo sporadicamente e con cui non imbastiamo alcun tipo di relazione di mutuo aiuto. Un paradosso, se si pensa ai condomini, dove decine di inquilini vivono separati da una parete sottile, senza mai interagire o collaborare tra di loro.
Questa condizione determina dei problemi anche e soprattutto in termini di evoluzione, dal momento che questa è sempre avvenuta, attraverso le ere, in tribù o in comunità allargate.
Al di là dell’impatto della solitudine di per sé – la mancanza di relazione può minare il funzionamento del sistema immunitario e rendere tutto il resto vano o insufficiente – occorre anche chiedersi in che modo l’isolamento dalla società influisca sui risultati di uno stile di vita sano adottato in solitaria.
Le relazioni sono una questione chiave. Ecco allora dove occorre intervenire per favorire un cambiamento. Così da invertire questa pericolosa tendenza cui si sta andando incontro.
La soluzione si chiama comunità. Ecco perché anche l’approccio alla salute, anziché essere individuale come è ora, andrebbe trasformato in un approccio di gruppo, dove ciascun membro viene educato al vicendevole supporto. Anche in termini di risorse.
Questo risolve la percezione di solitudine attuale generalizzata, con un effetto a catena sull’intera popolazione sul territorio. La sensazione di connessione, anziché di separazione dall’altro, infonde un senso di ritrovata sicurezza e di protezione, che fortifica il sistema sia da un punto di vista fisico che psicologico.
Cambiare questa modalità non è di sicuro semplice, ma necessario compiere il primo passo.
Come? Iniziando a identificare i punti deboli dell’ambiente circostante: del condominio, del quartiere, del vicinato. Utilizzando poi degli strumenti online allo scopo di creare delle connessioni vere, che siano però offline. Infine, l’obiettivo deve essere organizzarsi e partecipare attivamente, ognuno come può.
Una volta adulti si perdono i contatti con i compagni di scuola, con i vecchi amici. Ognuno vive la propria vita separato dagli altri e fare nuove amicizie è sempre più difficile. Soprattutto perché sembra arduo trovare qualcuno sulla stessa lunghezza d’onda, con cui avere voglia di trascorrere del tempo di valore. Quindi lo spunto non deve essere quello di volere a tutti i costi imbastire dei rapporti, ma affrontare la questione da un altro punto di accesso: partire da qualcosa che si ama fare o che ci appassiona e creare o unirsi a un gruppo che condivida lo stesso intento. Da qui possono nascere delle interazioni costruttive, dove ciascuno porta la sua conoscenza o competenza a vantaggio di tutti, arricchendo di fatto la società intera.
Naturalmente, ogni comunità che prende forma ha delle peculiarità proprie, che possono portare a ricalibrare le mosse cammin facendo.
La cosa importante è che il web diventi uno strumento che abbia come fine ultimo l’incontro reale e il sostegno reciproco in presenza, di persona.
In termini pratici, quando si tratta, ad esempio, di salute e di esercizio fisico, allenarsi da soli o con un personal trainer non porta agli stessi risultati che può dare fare la stessa cosa in gruppo. Quest’ultimo offre stimoli sotto più punti di vista, a cominciare dall’input al miglioramento e al superamento dei propri limiti. Per non parlare della bellezza dei successi condivisi. Questo modello può poi adottarsi a ogni ambito del vivere.
La direzione verso cui oggi la società viene spinta è quella dell’individualismo a tutti i costi. Occorre invece riprendere le redini della propria vita e la voglia di andare contro corrente. Verso una meta che oggi sembra ardua da raggiungere, ma che è la sola utile a ricreare un ambiente che sia davvero a misura di uomo. Il che non significa creare comunità chiuse ma anzi, dare vita a sistemi aperti e vivi, dove vigono la collaborazione e la condivisione di risorse e di conoscenze.
L’evoluzione va avanti con la collaborazione di tutti. Grazie a uomini che tornano a parlarsi, a interagire, a porgersi la mano e a costruire insieme.
Il futuro va co-creato.
Supereroi si diventa soltanto se si è sorretti da altre persone di valore. In isolamento, si può essere eroi per non più di un giorno.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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