Il Dr. Vladimir Zelenko e il suo team hanno annunciato che uno studio retrospettivo che analizza i dati dei suoi pazienti è stato pubblicato sulla rivista The International Journal of Antimicrobial Agents. Il tutto dopo un rigoroso processo di revisione.
La ricerca mette in rilievo come l’intervento precoce e il trattamento di pazienti a rischio elevato, affetti da Covid-19, abbia provocato un numero significativamente inferiore di ricoveri e decessi.
Il protocollo Zelenko prevede l’utilizzo di zinco (minerale chiave per il sistema immunitario), idrossiclorochina (farmaco che ha alle spalle una storia millenaria) a basso dosaggio e azitromicina (antibiotico appartenente alla categoria dei macrolidi).
Questo studio è unico perché soltanto pazienti ad alto rischio e non ospedalizzati sono stati trattati con questi tre farmaci. Per pazienti ad alto rischio si intendono quelle persone che hanno una probabilità che va dal 5 al 10% di soccombere al Covid-19: si tratta in genere di persone che superano i 60 anni o che sono più giovani, ma che hanno altri problemi o difficoltà respiratorie.
Tutti questi pazienti sono stati trattati sin dall’inizio; la maggior parte entro i primi cinque giorni dalla comparsa dei sintomi. Tutti i pazienti risultavano positivi al Covid-19.
I risultati sono sorprendenti. Su 141 pazienti ad alto rischio trattati in ambulatorio con questo protocollo, soltanto il 2,8% (4 su 141) sono stati poi ricoverati in ospedale. Il gruppo di controllo non trattato con questi 3 farmaci ha evidenziato invece un 15,4% di ricoveri (58 su 377).
Inoltre, del gruppo trattato con il protocollo Zelenko solo lo 0,71% è deceduto (1 su 141), rispetto al 3,5% (13 su 377) del gruppo di controllo.
Questa analisi retrospettiva è il prodotto della collaborazione tra i medici Vladimir Zelenko, Roland Derwand e Martin Scholz.
Ciò che differenzia questa ricerca è che i pazienti sono stati diagnosticati molto presto in ambiente ambulatoriale e si trattava, come detto, di tutti pazienti ad alto rischio, curati a casa immediatamente, nella fase iniziale di manifestazione dei sintomi.
Trattare un paziente con una malattia infettiva il prima possibile è la chiave.
Per garantire l’efficacia del protocollo, il dottor Zelenko è intervenuto immediatamente con i tre farmaci indicati, senza aspettare che la malattia si sviluppasse ulteriormente.
Dopo il rigoroso processo di revisione dei dati, Zelenko ha parlato di zinco, idrossiclorochina e di azitromicina come di farmaci convenienti, disponibili in pillole ed efficaci, se usati in sinergia, per abbattere l’infezione da Covid-19. L’idrossiclorochina consente infatti allo zinco di entrare nella cellula e di inibire la riproduzione del virus; l’azitromicina previene l’infezione batterica secondaria nei polmoni e riduce il rischio di complicanze.
La terapia è stata somministrata per 5 giorni e, come rilevato, ha determinato un tasso di ospedalizzazione significativamente inferiore e meno decessi, senza effetti collaterali cardiaci.
Il dottor Roland Derwand è un medico tedesco, mentre il professor Martin Scholz è un consulente indipendente e professore a contratto di Medicina Sperimentale presso l’Università Heinrich Heine di Düsseldorf, in Germania. Derwand e Scholz sono stati i primi a richiamare l’attenzione sul “Protocollo Zelenko”, che prende il nome dal dottor Vladimir Zelenko, attivo da 20 anni come medico di famiglia. Quest’ultimo è stato definito il Didier Raoult americano.
Anche Raoult, capo del Mediterranean Infection University Hospital Institute di Marsiglia, aveva proposto una gestione precoce dei pazienti sintomatici, positivi al Covid-19 con un trattamento a base di idrossiclorochina e azitromicina. Zelenko aveva suggerito, poco dopo, l’aggiunta dello zinco, che sembra essere un elemento chiave per ottenere risultati ancora più rapidi. Se somministrato precocemente, infatti, lo zinco insieme ad uno ionoforo di zinco come l’idrossiclorochina (o la quercetina) dovrebbe contribuire ad abbassare la carica virale ed evitare che il sistema immunitario si sovraccarichi.
Il dottor Zelenko ha messo a punto anche un protocollo di profilassi per pazienti a basso rischio e a scopo preventivo, che prevede l’utilizzo di zinco, vitamina C e quercetina, integratori ottimi per contrastare anche altre infezioni virali. Esistono formulazioni già pronte, che includono anche dosaggi di selenio e di vitamina D, ma che andrebbero comunque assunte dopo aver sentito il parere del medico curante.
Anche l’Italia vanta un medico di famiglia che è stato in grado di curare, nel periodo di massima emergenza, oltre 300 malati, visitandoli a casa e somministrando precocemente farmaci a base di idrossiclorochina. I risultati: sul numero totale di pazienti, il 30% dei quali con sintomi in forma severa e un altro 30% in forma più moderata, nessun decesso a 30 e 60 giorni e meno del 5% di ricoveri. Questo medico si chiama Luigi Cavanna, autore di numerosi lavori e di alcune pubblicazioni su Covid-19.
Non è il solo: anche il direttore di Malattie infettive dell’ospedale universitario Maggiore della Carità di Novara, Pietro Luigi Garavelli, ha sostenuto l’efficacia di questo farmaco, se somministrato ai primi sintomi di Sars Cov-2.
Anche in Spagna il 75% dei medici ha valutato questa terapia come una delle più vantaggiose utilizzate nel periodo di emergenza.
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Articolo e Immagine di Monica Vadi per generazionebio.com
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