Molte persone si trovano, inconsapevolmente, intrappolate in una cosiddetta corazza muscolare, che comporta un dispendio inutile e dannoso di energia.
Questo succede quando si trattengono le emozioni, quando non si comunica ciò che si ha dentro e si finisce per distaccarsi dal mondo esterno. Come conseguenza, si sviluppano un certo tipo di movimento, di postura, di espressioni facciali caratteristiche della tensione. Tutte cose che diventano, con il tempo, abituali.
Solo quando ci esprimiamo liberamente il nostro corpo utilizza correttamente l’energia e i muscoli si rilassano. Il problema è che, spesso, non sappiamo esprimere emozioni come la rabbia o la paura in modo da non fare danni. Allora li sopprimiamo.
Cos’è la corazza muscolare
Il corpo non si fa ingannare facilmente. Possiamo nasconderci agli altri, ma non a lui, che è in stretto contatto con la nostra coscienza e ne memorizza qualsiasi tensione. Le persone creano questa corazza a poco a poco, senza nemmeno rendersene conto. Essa genera alcuni effetti spiacevoli, come:
- un dispendio di energia enorme, con la conseguenza di avere sempre la sensazione di stanchezza
- i muscoli tesi comprimono i vasi sanguigni, i tessuti degli organi ricevono sempre meno sostanze nutritive e ossigeno, il metabolismo viene disturbato e il sistema si indebolisce
Per rilassare i muscoli, si può ricorrere ad alcuni esercizi da effettuare in autonomia. Ci va però una pratica regolare, affinché abbiano effetto. Andrebbero eseguiti ogni giorno, per almeno 30 minuti.
Bocca
La parte superiore della corazza passa attraverso la bocca e la gola. Una bocca serrata, blocca ogni espressione dei sentimenti. La bocca è però il primo vero canale di comunicazione, con la quale si danno i baci a chi si ama.
Quando ci vietiamo di provare amore liberamente, magari sulla base di esperienze spiacevoli del passato, ci tratteniamo a tal punto da serrare la zona della bocca. Analogamente, questo accade quando non esprimiamo a parole ciò che proviamo. La qual cosa ci fa entrare in un loop, dove l’unico risultato è sentirsi insoddisfatti della vita.
Come allentare i blocchi intorno alla bocca?
Sdraiarsi in posizione fetale (su un fianco), piegare le ginocchia e incrociare le braccia sul petto, come quando ci si rannicchia. Si comincia a risucchiare con le labbra, il più a lungo possibile. Dopodiché, si rimane sdraiati per un po’, rilassati.
Molte persone iniziano a piangere durante questo esercizio, perché il bisogno di affetto lungamente represso aumenta, allo scopo di essere rilasciato. Non bisogna trattenersi: piangere fa bene e aiuta a scaricare la tensione negativa accumulata non solo intorno alla bocca, ma in tutto il corpo.
Mascelle, gola e corde vocali
La tensione intorno alla gola si crea ogni volta che si manda giù simbolicamente un boccone amaro. Allo stesso tempo, essa deriva dalla sensazione di paura e dal bisogno di proteggersi da sentimenti e reazioni considerati inaccettabili.
La mascella, quando è tesa, blocca la fuoriuscita dei suoni e a risentirne saranno anche le corde vocali. La voce diventa allora molto tesa ogni volta che la persona parla, incapace di dare intonazioni diverse a ciò che dice. La voce diventa monotona e spesso rauca o troppo acuta. Questo succede quando i muscoli coinvolti nella produzione del suono diventano inattivi.
Una mascella inferiore bloccata, simbolicamente, impedisce il passaggio e tiene lontano persone indesiderate. Allo stesso tempo, questa mancanza di interscambio, impedisce l’accettazione di cambiamenti inevitabili nella vita.
Quando il corpo ha bisogno di più energia e si è sempre stanchi, la bocca andrebbe tenuta per un attimo spalancata, per far passare più aria e ossigenare meglio i tessuti. Ecco perché sbadigliamo. Lo sbadiglio permette di rilasciare per un attimo la tensione alla mascella e nel processo sono coinvolti anche la bocca, la faringe e la gola.
Un ottimo esercizio consiste dunque nello sbadigliare di proposito. Più volte al giorno.
I blocchi alla mascella derivano spesso da un bisogno represso di mordere, il che equivale agli impulsi di rabbia trattenuta.
In questo caso, si possono prendere i giocattoli per i cani, oppure un asciugamano, e si morde con forza, incanalando tutta la rabbia accumulata nell’animo. Subito dopo, la mascella inferiore, che avrà rilasciato la tensione, scivolerà leggermente in basso, stimolando leggermente l’apertura della bocca.
Altri due modi per alleviare la tensione mascellare:
- Abbassare la mascella inferiore e premere sui muscoli masticatori all’angolo della mandibola. Se i muscoli sono tesi, si proverà forte dolore. Percuotere questi muscoli aiuta a rilassarsi
- Allungare il mento in avanti e mantenerlo in questa posizione per 30 secondi. Muovere la mascella tesa a destra e a sinistra, tenendola in avanti. Poi, aprire la bocca il più ampiamente possibile e fare in modo che 3 dita della mano entrino una sopra l’altra tra le arcate dentali. In genere, questo esercizio stimola il rilascio di ansia e rabbia.
Le mascelle sono energeticamente collegate agli occhi. La tensione nella mascella inferiore riduce il flusso di energia agli occhi, peggiorando la prestazione visiva. Viceversa, il pianto represso porta a tensione nella mascella.
Le corde vocali, invece si bloccano a causa della repressione del bisogno di urlare di dolore o di paura. Il modo migliore per sbloccare la corazza in gola è urlare forte. Si può trovare un luogo isolato – in un bosco, o in campagna – e iniziare a urlare forte la propria sofferenza, oppure la rabbia e la frustrazione. Non serve pronunciare delle parole: è sufficiente emettere un singolo suono con forza. Può capitare che questo grido di trasformi in un singhiozzo, perché si sbloccano emozioni cristallizzate. Molti non riescono però ad urlare, tanto è spessa la corazza. Si può, in questi casi, procedere come segue: si posiziona il pollice destro 1 cm sotto l’angolo della mascella inferiore e il dito medio in una posizione simile, sull’altro lato del collo. Si mantiene questa pressione e si iniziano ad emettere dei suoni; dapprima dolcemente, poi aumentando il volume. L’idea è di mantenere un tono alto. A quel punto, si spostano le dita al centro del collo e si ripete il suono con un tono medio sostenuto. Poi si fa lo stesso, premendo sui muscoli alla base del collo, emettendo suoni bassi.
Torace
In molte persone, quando respirano il torace non si muove in armonia. La loro respirazione è superficiale, rapida o irregolare. Alexander Lowen ha paragonato il rigonfiamento del torace ad una forma di sfida. Coma a dire “non ti permetterò di avvicinarti”. In altre persone, il torace è compresso e non si apre mai completamente. Questo può significare, metaforicamente, la percezione di non poter accogliere tutto ciò che la vita ha da offrire.
La corazza a livello toracico può causare disturbi respiratori, i quali a loro volta provocano paura. Per capire se ci sono dei problemi respiratori, si può, seduti su una sedia, dire a voce alta, ma a volume normale e con calma, “A-a-a”; poi si contano 20 secondi trattenendo il respiro. Se non si riesce a farlo così a lungo, probabilmente occorre prestare attenzione alla respirazione.
Sarà proprio la respirazione ad aiutare il rilassamento della corazza toracica. E’ stato lo stesso Lowen a proporlo. Esiste una sedia speciale per eseguirla, il cosiddetto cavalletto bioenergetico. Questo consente la massima espansione del torace, aiutando così a recuperare la piena naturalezza del respiro.
A volte, come effetto collaterale di questa pratica, possono insorgere le vertigini. Oppure, si ha improvvisamente molto sonno, o compaiono formicolii e spasmi a braccia e gambe. Non bisogna opporre alcuna resistenza: si tratta di reazioni normali.
Diaframma
La corazza muscolare si forma spesso anche intorno al diaframma e alla vita, dividendo il corpo a metà.
Il diaframma è un muscolo coinvolto nella respirazione: si restringe ogni volte che una persona sente paura. Quando la paura si cronicizza, il diaframma è costantemente teso e crea problemi respiratori, ma anche una naturale predisposizione ad altra paura. Si entra quindi in un circolo vizioso. Il diaframma è localizzato sopra alla vita e collega la gabbia toracica all’addome e al bacino. Quando è presente una forte tensione, il flusso di sangue a gambe e genitali si indebolisce e causa ansia.
La strada da percorrere per risolvere il problema è rilasciare la paura accumulata.
In posizione eretta, si posizionano i piedi parallelamente, con le ginocchia leggermente piegate e il peso del corpo delicatamente sbilanciato in avanti. Si alzano le braccia con i gomiti piegati all’altezza delle spalle e si ruota il corpo il più possibile a sinistra, mantenendo la posizione per circa un minuto. Poi si ruota a destra, mantenendo la posizione per un altro minuto. E’ utile fare attenzione alla capacità di inspirare, quando si esegue questo esercizio. Se questo avviene con difficoltà, sicuramente si è sviluppata una corazza muscolare. Lo stesso vale se sono presenti dolore o una tangibile tensione muscolare.
Anche in questo caso può essere di aiuto la tecnica di respirazione ideata da Lowen con il cavalletto bioenergetico, insieme ad altre più semplici, come quelle che seguono.
Sdraiarsi sul pavimento, supini, con le braccia ai lati e i palmi rivolti verso l’alto. I piedi sono uniti. Si piegano le ginocchia a 90°, dapprima girando le gambe a sinistra (in modo da far giacere completamente la gamba sinistra sul pavimento) e poi a destra. La schiena rimane ben salda sul pavimento. Si ripete questo esercizio per circa 10 volte.
Poi si ripete l’esercizio per altre 10 volte, ma girando, insieme alle gambe, anche la testa nella direzione opposta ad esse.
Infine, ci si mette a quattro zampe, con le ginocchia che creano un angolo di 90° e le braccia dritte. Si piega la schiena all’altezza della vita il più possibile, inarcandola fino a dove si riesce. Anche stavolta l’esercizio va ripetuto 10 volte.
Di seguito, si estendono le braccia in avanti fino a scivolare in avanti sul pavimento, come farebbe un gatto che si allunga. Si rimane per un po’ in questa posizione per poi riportare le braccia nella posizione di partenza.
Non è finita: sedersi sul pavimento con le ginocchia leggermente piegate e divaricate. Si posizionano i palmi delle mani sulla parte posteriore della testa e si inclina il busto a sinistra, cercando di portare il gomito il più vicino possibile al pavimento (se lo tocca, tanto meglio). Si rimane un po’ in questa posizione, poi ci si raddrizza lentamente, per ripetere la stessa cosa a destra.
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Articolo di generazionebio.com
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