Questo articolo non parlerà di quanto sia giusto o sbagliato l’uso della mascherina, né del fatto che per qualcuno sia il simbolo di una museruola e nemmeno prenderà in esame la questione legata a eventuali effetti collaterali che possano sopraggiungere quando la si indossa per un periodo prolungato..
Questo tipo di dibattito viene già sufficientemente affrontato in altre sedi più consone. Ciò che segue prende invece spunto da alcune riflessioni espresse da Rav Laitman in merito.
Se è vero – e molto bene lo sa chi studia il significato evolutivo delle manifestazioni materiali a un livello microscopico e macroscopico – che tutto in questo mondo ha un senso (persino le più grandi sciagure) anche l’uso della mascherina rappresenta un’opportunità di crescita per l’umanità.
Occorre sempre domandarsi:
Perché sta capitando questa cosa? Che cosa sta cercando di insegnarmi?
Il ritorno a una parvenza di normalità dopo il lungo periodo di lockdown che il Covid-19 ha comportato è stato accompagnato da un elemento assai visibile e, per molti, anche molto ingombrante: l’uso massiccio delle mascherine.
Uscendo di casa abbiamo iniziato a confrontarci con una società senza volto, che ci apre a una modalità di interazione del tutto nuova. Molte persone si sentono a disagio e diventano ancora più sospettose nei confronti dell’altro. Eppure, proprio questa barriera ci offre l’opportunità di elevarci al di sopra di essa, per penetrare nel cuore dell’altro con più profondità.
Da un punto di vista culturale sicuramente l’uso della maschera appare come qualcosa di molto distante da noi occidentali, motivo per cui questo non potrà che avere un forte impatto sulle relazioni interpersonali.
Del resto il viso, attraverso le sue micro espressioni, trasmette una serie di informazioni che aiutano a comprendere l’altro attraverso la comunicazione non verbale. Osserviamo il nostro interlocutore e, a livello inconscio, carpiamo delle informazioni che lo riguardano attraverso il suo viso. Questo oggi non è più possibile, perché la mascherina rappresenta un ostacolo.
Si apre allora uno scenario nuovo e interessante: la necessità di provare a fare uno sforzo in più per comprendere la persona che si cela dietro la maschera. La possibilità di imparare a sviluppare un livello di comunicazione che stimola ad aprire il proprio cuore. Perché in definitiva le espressioni facciali, un sorriso o un movimento della bocca non sono altro che segni esteriori.
Se però impariamo a connetterci al cuore dell’altro, impareremo a percepirlo ad un livello molto più profondo. Quindi anche a comprenderlo e a conoscerlo meglio.
Questa forse è la lezione che vuole insegnarci questa condizione che per molte persone è più che giusta e per molte altre è assai scomoda; mentre per altri ancora è totalmente assurda.
Se impariamo a percepire, ad aprire il cuore, ma allo stesso tempo a esprimere delle buone intenzioni reciprocamente, con atteggiamento positivo e voglia di cooperare con l’altro, non ci sarà più bisogno di indossare una maschera.
L’azione stessa di un virus offre anche una chiave di lettura di tipo metafisico: questo, sfrutta sì la materia, ma opera su di noi con uno scopo ben preciso: permetterci di raggiungere un nuovo livello di evoluzione.
Oggi, dal campo subatomico, molto probabilmente ci viene richiesto di cambiare la qualità delle nostre relazioni interpersonali. Se non faremo alcuno sforzo in tal senso, rimarremo bloccati in una condizione dove comunicare sarà sempre più difficile e resteremo intrappolati in un senso di rifiuto che ci allontanerà sempre di più gli uni dagli altri.
La soluzione è una sola, ma richiede grande impegno da parte di tutti: lavoriamo su noi stessi, amplifichiamo l’energia del nostro cuore e apriamolo all’altro. Impariamo a comunicare da cuore a cuore. Mettiamo in coerenza intenzioni e pensieri e comportiamoci di conseguenza.
Quando i nostri cuori saranno vicini, allora sarà di nuovo ora di mostrare la nostra faccia: quella di un’umanità finalmente migliore.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Immagine di Ursula Schneider da Pixabay
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