Per comprendere le proprietà della luce ultravioletta e cosa si nasconde dietro alle affermazioni secondo cui questo mezzo sarebbe un potente strumento terapeutico, occorre fare un passo indietro nel tempo.
In Egitto il faraone eretico Akhenaton dichiarò che vi era solo un solo Dio, rappresentato dal disco solare alato Aton (o Aten). Sono state ritrovate delle sculture in pietra che raffigurano la famiglia reale esposta a corpo semi nudo al sole, insieme a cibi e bevande. I raggi del sole erano un simbolo chiave della vita stessa. Con la scomparsa di Akhenaton i suoi insegnamenti furono occultati alle masse, ma tramandati grazie alle società segrete.
In tempi molto più recenti, nel 1884, lo scienziato serbo Nikola Tesla (i cui brevetti, documenti e scoperte, nascosti per decenni, sono stati desecretati di recente) mise piede a New York, con lo scopo di mettere a punto i generatori idroelettrici che aveva progettato. L’inventore, ingegnere e fisico Tesla era conosciuto per essere un visionario: il suo contributo alle discipline dell’elettricità e del magnetismo furono sostanziali e ancora oggi godiamo dei frutti delle sue scoperte.
Nel 1901, Tesla ideò un dispositivo in grado di produrre luce ultravioletta attivata da alcune bobine, all’interno di un apparato ad alta frequenza. Si trattava di un dispositivo capace di creare dal nulla dei lampi. Questa macchina fu denominata “raggio della morte”, perché molti la temevano. Eppure, a partire da questo progetto, fu creato e messo in commercio un dispositivo medico portatile, a cui anche il pubblico poteva accedere.
Un passo in avanti da parte di Tesla fu compiuto quando venne brevettata una macchina con una ventola, che costringeva l’aria a passare attraverso le bobine di luce ultravioletta. Questo permetteva di ozonizzare l’aria, allo scopo di disinfettare gli ambienti e uccidere i germi.
Questo apparecchio rappresentava una fonte di elettricità statica ad alta tensione e basso amperaggio e veniva raccomandato per una vasta varietà di problemi, specialmente quelli che richiedevano una stimolazione del sistema nervoso e del sistema circolatorio.
Durante la sua carriera, Tesla creò vari dispositivi che permettevano il passaggio dei vari colori dello spettro luminoso e comprese che l’effetto migliore derivava proprio dalla porzione di luce ultravioletta, che fu suddiviso poi in base alla frequenza specifica.
- UVA 315-400 nm
- UVB 280-315 nm
- UVC 180-280 nm
Essendo la luce ultravioletta solare sempre disponibile, grazie ai raggi del sole, le strutture di ospedali, centri termali e solarium un centinaio di anni fa venivano dotate di materiali trasparenti ai raggi UV: dei veri e propri vetri sanitari che venivano promossi come necessari per stimolare la produzione della vitamina D per prevenire e trattare una serie di problematiche.
- miglioramento dell’umore: una volta che il dispositivo di Tesla venne introdotto sul mercato, i maggiori acquirenti furono i cittadini residenti nell’Europa del Nord, nella ex Unione Sovietica e nel Nord America, per contrastare gli effetti negativi dei loro lunghi e bui inverni
- malattie della pelle: Niels R. Fynsen fu insignito del premio Nobel nel 1903 per avere scoperto i benefici della luce UV contro la tubercolosi cutanea. Anche oggi molti dermatologi riconoscono le proprietà della luce NB-UV 311 nm per contrastare vitiligine, psoriasi e persino alcuni tipi di tumore
- malattie virali: la luce UVC può fungere da disinfettante e impedisce ai batteri di provocare un’infezione, ad esempio dopo un intervento chirurgico. I dispositivi medicali ad ozono contengono un cilindro di quarzo, esposto a una scarica di raggi UV. Quando l’ossigeno passa sul cristallo, si genera una molecola curativa e, una volta che il sangue viene prelevato dal corpo ed esposto alla luce UVC o miscelato con ozono, danneggia il virus e gli impedisce di replicarsi. Il sangue viene poi reintrodotto nel corpo, dove andrà a rivitalizzare il sistema immunitario. In Russia e in molti paesi di lingua tedesca si ricorre ancora oggi a questo tipo di trattamenti.
Nel 1924 venne sperimentato un modo per trasmettere persino al cibo il potere curativo della luce UV: bastava esporlo al sole! Se il latte veniva esposto al sole, si arricchiva di vitamina D e veniva anche contemporaneamente pastorizzato a freddo.
Il ritorno alla ribalta della luce ultravioletta come terapia
Nonostante per anni sia stata contrastata e, anzi, siano state diffuse informazioni relative alla pericolosità dell’esposizione alla luce del sole, che ha generato una sempre più preoccupante carenza di vitamina D nelle persone, oggi sembra che tutto sia progressivamente rivalutato.
Non a caso, di recente persino JAMA ha pubblicato un articolo a cura di Tyler Marion e Kevin Cao, docenti presso la University of Texas Medicine Branch, dal titolo “Tesla and the Violet Ray“. Ma anche la Columbia University ha brevettato una luce UVC sicura per i pazienti, a cui ci si può esporre 24 ore al giorno nei luoghi pubblici, ma anche negli ospedali. Lo scopo principale è controllare la diffusione di germi e virus letali.
Esiste anche la possibilità di introdurre nel corpo una forma di luce UV che uccide i virus e rafforza il sistema immunitario ed è stato recentemente brevettato dalla Aytu Bioscience Inc. (che ha curiosamente sede nello stato del Colorado, proprio dove Nikola Tesla effettuò i primi esperimenti con le bobine) anche per contrastare in tempi rapidi il contagio da Covid-19.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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