Molte persone hanno delle passioni, ma il poco tempo a disposizione per coltivarle spesso fa sì che queste vengano via via abbandonate.
A dire il vero, molti sono erroneamente portati a pensare che una persona possa avere una sola grande passione nella propria vita.
Falso.
Possiamo svilupparne diverse. Tutto sta nello scoprirle o nel farle riemergere da quel luogo dove sono state sepolte.
Poi diventa quasi un circolo vizioso: se ne scoprono un paio e si ha improvvisamente il desiderio di cercarne delle altre. Sì, perché quando ci rendiamo conto di poter godere realmente della vita, il nostro atteggiamento cambia radicalmente.
Siamo stati così tanto alienati, negli ultimi decenni, che alcune persone si sono convinte di non avere neanche più una passione. Si lasciano trascinare da ciò che piace agli altri, da quelle che sono le tendenze. Allora pensano che avere una passione voglia dire conoscere e vedere tutte le serie tv, o guardare le partite di calcio. Queste, però, non sono passioni: sono surrogati, dei semplici passatempo.
Per riconoscere e risalire alla propria passione più grande, è sufficiente farsi una domanda:
Qual era quella cosa che tanto amavo fare da piccolo?
Le risposte possono essere molteplici e, in genere, quando riemergono ci si sente come avvolti da una nuova ondata di energia elettrizzante.
Forse qualcuno si ricorderà di quanto amasse scrivere, dipingere, aiutare i genitori nei lavori manuali, preparare le torte, cucire, costruire case con i Lego, pettinare le bambole…
La fiamma improvvisamente si riaccende. Non tanto per il ricordo di per sé dei giochi di bambino, o di attività svolte nella massima spensieratezza. Quanto, al contrario, per la risonanza che quel ricordo suscita.
E se fosse un’eco che proviene dal cuore e desidera comunicare un messaggio?
Purtroppo, crescendo tendiamo a dimenticarcene, perché il modello educativo e culturale impongono delle convenzioni che non lasciano spazio alla scintilla delle passioni. Perciò, se casomai quella passione fosse in realtà l’espressione materiale della nostra missione di vita, ce ne allontaniamo.
Con non poche conseguenze negative, se si considera che ci si trova spesso poi a vivere una vita che non è la propria, affacciandosi spesso a degli ostacoli che sembrano insormontabili semplicemente perché la strada che stiamo percorrendo non ci appartiene.
E se invece fosse tutto molto più semplice?
Oggi più che mai il mondo ha bisogno di persone che siano sul loro cammino e che siano in grado di dare il proprio contributo puro e sincero alla collettività.
Ciascuno di noi si è incarnato con uno scopo ed è dovere di tutti onorarlo.
Il primo passo allora è concedersi di andare in esplorazione. L’esplorazione è già di per sé molto eccitante, perché richiama l’idea di qualcosa di avventuroso. E cosa può essere la vita, se non una meravigliosa avventura, da vivere al massimo delle proprie potenzialità?
Pensiamo allora a qual era quella cosa che facevamo da piccoli e che ci faceva sentire davvero appagati, in pace, grati, colmi di gioia. Quella cosa che dava un senso alle nostre giornate.
Riportiamola in superficie e osserviamola. Forse andrà inizialmente un po’ spolverata ma, a ben guardarla potrebbe diventare il nostro nuovo “lavoro”.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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