Winston Churchill un giorno, durante un brindisi, parlò di quanto fosse insensato augurare a qualcuno salute e ricchezza. Meglio augurare fortuna; basterebbe pensare ai passeggeri del Titanic: erano tutti sani e ricchi, ma pochi si sono rivelati fortunati.
Il concetto di fortuna è in realtà azzardato, perché nemmeno quella esiste, in verità.
Ciò che è invece incontrovertibile, ad un acuto osservatore, è che niente accade mai per caso. Quindi è inutile anche parlare di fortuna o di sfortuna.
E’ di grande ispirazione un promemoria che pubblicò una rivista USA l’anno successivo alla tragedia dell’11 settembre.
- Per la prima volta un importante uomo d’affari accompagnò all’asilo suo figlio, quella mattina. Grazie a questo è sopravvissuto.
- Una sveglia non suonò all’ora prestabilita e una donna si ritrovò ad essere in ritardo. Questo le salvò la vita.
- Qualcun altro era in ritardo perché bloccato in un ingorgo stradale.
- Un’altra persona era in ritardo perché aveva perso il solito autobus.
- Un donna rovesciò il caffè sul vestito e ci mise un po’ più di tempo per cambiarsi.
- A qualcuno non era partita l’auto. Qualcuno dovette tornare in casa per rispondere al telefono.
- Qualcuno aspettò invano un taxi e non ebbe la possibilità di spostarsi.
- Poi ci fu anche l’uomo che uscì di casa con le sue scarpe nuove e si stava recando al lavoro, ma guadagnò del tempo per fermarsi in farmacia ad acquistare un cerotto da applicare su un callo che si era appena formato.
Quante volte cose di questo genere ci innervosiscono per nulla?
L’ascensore resta bloccato, dimentichiamo il telefono a casa e dobbiamo tornare a prenderlo, il traffico è caotico e ci fa fare tardi a un appuntamento, oppure non troviamo le chiavi dell’auto.
Ciò che dovremmo capire è che anche la più piccola cosa che capita e il luogo in cui ci troviamo in un dato momento, sono esattamente quelli giusti per noi in quell’istante.
Capitano per un motivo preciso, che niente ha a che fare con la fortuna, ma con un ruolo che ci spetta di interpretare in un disegno molto più grande di noi e che ci coinvolge su un piano individuale, ma anche su un piano collettivo.
Quindi non dobbiamo innervosirci, preoccuparci troppo, inveire. Perché una sola di queste piccole cose potrebbe salvarci la vita, o stravolgerla in maniera positiva.
Spesso anche dietro a quella che sembra la più grande delle sciagure si nasconde un piano. Non lo vediamo, se non nel momento in cui il peggio passa e ci accorgiamo che quella che appare dopo il buio più pesto, quando tutto sembrava perduto, è l’alba più bella che abbiamo mai visto.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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