Viviamo in un mondo che ci travolge e ci inghiotte dentro un vortice da cui è assai complicato fuggire. Tutto corre veloce e frenetico, lasciandoci senza respiro e senza la minima energia per goderci la vita.
Quasi anestetizzati, andiamo avanti a ciclo continuo, senza farci domande. Lamentandoci, sì, ma incapaci di cambiare marcia.
Poi, talvolta, arriva la scintilla. Qualcuno la definisce epifania. Quel momento improvviso di lucidità in cui comprendi.
Allora ti chiedi:
Perché? Chi me lo fa fare?
Tutto appare finalmente diverso anche solo da qualche minuto prima.
E’ lì che capisci che la bellezza sta nelle piccole cose, ma che bisogna avere il tempo per vederle, per assaporarle e trarne giovamento.
Se capisci il senso della vita, non hai più fretta. Rallenti a poco a poco e inizi a marciare seguendo il tuo ritmo, senza farti fagocitare dal caos esterno.
Allora ti accorgi finalmente della poesia dipinta sul volto di un bambino che dorme, della profondità di un monaco che prega.
Osservi le gocce di pioggia e il modo in cui la neve cade soffice, ammantando il paesaggio silenzioso.
Quando smetti di correre, tutto acquista un nuovo significato e ogni giorno acquista valore. Anche uno feriale diventa piacevole, non solo la domenica quando non vai al lavoro. Nemmeno il lunedì è più un tormento, perché capisci quanto sia speciale all’interno del quadro più ampio chiamato vita.
Quando rallenti, inizi a pensare a come realizzare i tuoi sogni, ma non per rincorrere il denaro: solo per il gusto di realizzare te stesso.
Comprendi che niente è perfetto, ma che tutto ha un senso.
Impari di nuovo a sorprenderti, come quando eri bambino e, talvolta, torni anche a giocare.
Nel gioco, sai che puoi osare. Sai che non hai nulla di cui vergognarti, niente da temere e che sarai sempre all’altezza delle cose e delle altre persone: tanto è un gioco! Puoi perdere, ma c’è sempre un’altra partita da disputare.
Altro giro, altra corsa!
Per iniziare a materializzare questo scenario, c’è una sola cosa da fare. Anzitutto inspirare profondamente, dare ossigeno al sistema e poi fare un primo passo un po’ più corto degli altri. Continuando a respirare, si rallenta sempre di più, fino a raggiungere un ritmo più vicino a quello umano che A quello dell’androide. Poi si comincia a guardarsi intorno. A notare le piccole cose. Si fa attenzione al proprio cuore che batte.
Siamo vivi e questo è il più grande privilegio che ci sia stato concesso. C’è un mondo che non aspetta altro che abbracciarci con tutto il suo splendore.
Che fretta c’è, allora, di fare.. scappare… riuscire… parlare… rispondere… ascoltare… volare… pagare… cucinare… guidare… pulire… scrivere… costruire… consegnare…
Tira un sospiro e… semplicemente vivi. Nel momento presente. Perché è l’unica cosa che conta.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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