Esiste la perfezione?
Questa è una domanda da un milione di dollari, che prevede una risposta che deluderà moltissime persone: no, la perfezione non esiste.
Inutile, quindi, cercare di raggiungerla: si tratterebbe di tempo ed energia sprecati.
Eppure, molte persone sono così ossessionate dal voler apparire perfette, da non comprendere come qualsiasi miglioramento passi da un fallimento. E come non ci sia nulla di cui vergognarsi, se ogni tanto si commette un errore.
Del resto, non si può conoscere la bellezza senza passare attraverso qualcosa di brutto.
Non si può apprezzare un profumo inebriante se non si conosce il fetore.
Se avessimo già tutto ciò che vorremmo ottenere, non potremmo più sognare o puntare a qualcosa di meglio.
E’ tutto molto semplice da comprendere: per essere forti, bisogna passare dalle difficoltà. Saranno queste a temprare il nostro spirito e a renderci migliori. Ma mai perfetti.
Perché c’è sempre qualcosa da imparare. Così come ci sarà sempre qualcuno migliore di noi in qualcosa.
Inutile affannarsi. Tutto dovrebbe semmai passare dall’accettazione e dalla consapevolezza che tutto ciò che si può fare è puntare all’eccellenza. Quando affrontiamo una situazione, quando svolgiamo un compito, dovremmo ricorrere a ogni nostra risorsa per fare sempre del nostro meglio. Sulla base delle conoscenze e dell’esperienza del momento. Niente di più e niente di meno.
Con intenzione. Ovvero nel massimo della buona fede.
Questo è il modo migliore per essere in pace con noi stessi e con gli altri, senza dover per forza sempre competere e lottare.
Tendere alla perfezione è un chiaro segno di mancanza di autostima. E’ un bisogno inespresso di essere accettati dagli altri ma di non sentirsi mai abbastanza.
Puntare all’eccellenza denota invece una sicurezza e una fiducia in se stessi che si acquisisce con il tempo e che, un passo dopo l’altro, permette di vivere ogni esperienza senza soccombere allo stress da performance, ma semplicemente dando il proprio meglio e accettando, qualora succedesse, di fallire. E che a quel fallimento, se mai dovesse presentarsi, dovremo un ulteriore piccolo passo nella nostra evoluzione personale.
Comprendere questo concetto non migliora soltanto il rapporto con se stessi, ma anche la relazione con gli altri. Accettare che nemmeno gli altri siano perfetti, consente di essere più elastici di fronte a un errore compiuto a nostro danno che, se non sarà possibile immediatamente perdonare, sarà almeno più facile da capire.
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Articolo di generazionebio.com
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