La lingua da un punto di vista anatomico è un muscolo, attraversato da vasi e da nervi, ma privo di ossa. Queste caratteristiche non la rendono però meno tagliente quando viene usata a sproposito, per proferire parole non sufficientemente ponderate.
Alle parole bisogna stare molto attenti, perché non sono semplicemente suoni prodotti dalla vibrazione della laringe e da altri processi neuronali che coinvolgono il cervello.
Le parole possono esprimere un mondo intero e hanno un potere unico, capace di creare connessione, ma anche separazione.
Comunicare con gli altri è importante, perché l’essere umano non è stato creato per rimanere isolato, ma per socializzare. Alla base di queste connessioni vi sono proprio le parole, che possono consolare, rassicurare, ma anche insegnare.
Quello che molti ignorano è che le parole non vengono percepite solo dall’orecchio, ma anche dalla nostra anima.
Le parole appartengono a un mondo invisibile che può riflettere i sentimenti e i pensieri delle persone e, proprio per questo, possono addirittura far piangere. Ma anche ridere ed empatizzare.
La nostra lingua è come musica e le parole sono la melodia attraverso la quale ci congiungiamo con il mondo e otteniamo qualcosa in cambio.
Purtroppo non tutti sanno comporre melodie aggraziate con le parole, capaci di raggiungere l’anima di un’altra persona e di inondarla di baci.
Spesso produciamo melodie che provocano dolore o rabbia.
Ogni volta che scegliamo le parole per comunicare all’interno di una relazione di coppia, ma anche di lavoro o con i bambini, dovremmo sapere cosa stiamo facendo davvero.
Ai bambini, ad esempio, come confermato da uno studio recente condotto presso l’Università Nazionale del Messico, bisognerebbe sempre rivolgersi con parole affettuose e gentili, per sviluppare meglio la loro funzione cognitiva.
Per scegliere sempre le parole migliore ci vogliono esperienza, una certa saggezza e una piena padronanza del linguaggio emotivo. Cose che non si sviluppano in un giorno.
Per comunicazione emotiva si intende parlare con la consapevolezza che l’altra persona “sente” non solo il suono di ciò che si dice, ma anche il senso profondo, nonché l’intenzione con cui è stato espresso. Le parole dovrebbero sempre essere uno strumento di crescita, anziché di distruzione.
Ogni legame emotivo richiede una comprensione profonda dell’uso dell’intelligenza emotiva: cosa che non solo migliora il rapporto con gli altri, ma che aiuta anche a comprendere meglio noi stessi.
Nel corso dell’evoluzione non è sempre stato così, perché il nostro cervello è il frutto di secoli di sviluppo, che ha portato alla coesistenza del cervello rettile (che controlla gli istinti), del sistema limbico (responsabile delle emozioni) e della neocorteccia (responsabile del linguaggio e del ragionamento complesso).
Il risultato dell’evoluzione ha reso possibile l’interconnessione tra discorso ed emozioni. Le parole alimentano la neurochimica del cervello, ci possono aiutare a sbarazzarci delle paure, ad alleviare dolore e sofferenza, a curare la solitudine e a incoraggiare.
Troppo spesso ci dimentichiamo dell’enorme risorsa che abbiamo per essere più felici noi e per migliorare la qualità della vita dei nostri cari.
Non usiamo mai la lingua per spezzare il cuore a qualcuno. Stiamo attenti alle parole. Rispettiamo gli altri e scegliamo non solo di sussurrare parole positive, ma anche di arrivare con la comunicazione a baciare l’anima delle persone, soprattutto di quelle che amiamo.
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Articolo di generazionebio.com
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