La decodifica biologica dei sintomi è un sistema di lettura olistica dei disturbi dell’individuo che offre una spiegazione sensata a tutte le malattie fisiche.
Questa tecnica sta sempre più via via perfezionandosi e fornisce una chiave per comprendere il messaggio che i nostri sintomi desiderano recapitarci.
Sono molti gli studiosi che l’hanno sviluppata, creando delle vere e proprie scuole di decodifica: tra i più illustri ci sono Christian Flèche, Claude Sabbah e Gerard Athias.
Dopo che per anni molti esperti si sono espressi, talvolta anche in modo estremamente fantasioso, dando ai sintomi una connotazione prettamente psicologica, ma non sempre perfetta, la decodifica biologica è stata in grado di fare un passo in più.
Questo approccio parte dal presupposto che le malattie sono delle soluzioni perfette messe in atto dalla Natura con un unico fine: la nostra sopravvivenza. Il tutto proiettando sul corpo uno stress psichico particolarmente intenso e continuativo che il cervello non è in grado da solo di gestire.
Questo stress comporta un impatto emotivo, che si proietta sul corpo come una sorta di bioshock. Se in quel momento non sopraggiunge una soluzione esterna, il cervello, per evitare il collasso del sistema, chiede aiuto in periferia, affinché trovi una soluzione interna al suo posto.
Va anche detto che il cervello non distingue in alcun modo tra realtà e finzione: questa è la ragione per cui questo meccanismo avviene anche di fronte ad un pericolo presunto. Il cervello invierà comunque delle istruzioni al corpo affinché agisca per trovare una risoluzione.
Il conflitto che si genera a fronte di questo stress accende una luce in una zona specifica del cervello e l’organo che viene controllato da quell’area sarà quello dove si verificherà un cambiamento funzionale, come reazione biologica.
La malattia non compare quindi in un organo preciso per caso, o per fatalità, ma in base al tipo di conflitto psico-emotivo che il soggetto sta vivendo e si sviluppa in funzione della percezione soggettiva dell’evento conflittuale.
La decodifica biologica consente quindi una lettura perfetta del sintomo, perché non più basata sull’interpretazione psicosomatica.
Decodificando quello che viene anche definito risentito conflittuale, è possibile arrestare l’evoluzione del processo patologico che deriva da un programma che può essersi installato alla nascita, in altri momenti della vita o addirittura ereditato dalle memorie famigliari.
La presa di coscienza è il primo passo. Spesso, però, non è sufficiente. Sarà anche indispensabile disattivare questo programma di sopravvivenza, allo scopo di sostenere la persona nella gestione della situazione che lo ha scatenato, per superarla. La cromopuntura esogetica, usata in modo mirato, ha dimostrato di poter produrre dei risultati eccellenti in questo, poiché in grado di superare la barriera del livello conscio e di arrivare in profondità, a rafforzare l’informazione energetica dell’organo colpito. Questo porterà la persona a fare un piccolo salto in avanti nella sua evoluzione e, soprattutto, impedirà che il conflitto si ripresenti ancora, e magari in modo più importante, più in là nel tempo.
In genere il corpo reagisce allo stress vissuto manifestando un sintomo analogo al conflitto specifico. Un motivo in più per chiedersi, ogni volta che ci si confronta con un disturbo fisico, quale sia la funzione biologica dell’organo o dei suoi distretti coinvolti. In questo modo sarà possibile risalire al suo retroscena. Questo richiede una conoscenza approfondita della fisiologia del corpo umano: per questo è sempre bene rivolgersi ad un esperto che sia in grado di individuare con precisione la radice biologica di un disturbo e che sia poi in grado di lavorare per invertirlo.
Per comprendere meglio che cosa significa tutto questo, risulta utile fare un esempio pratico.
Un soggetto X si trova, ad un certo punto della sua vita, a vedere il suo lavoro improvvisamente scarseggiare. La conseguenza naturale è il sopraggiungere della paura che le riserve economiche (quindi anche quelle alimentari) vadano in deficit.
Se il conflitto permane a lungo senza essere superato, ecco che si struttura nel corpo un problema analogo nella forma. Nel caso specifico, ne risentirà l’appendice, che è quel distretto dove filogeneticamente vengono stivate le riserve alimentari. L’appendice si infiamma per far comprendere al soggetto X che sta andando in sofferenza. Cosa che può succedere sia quando le riserve stanno davvero iniziando a scarseggiare, sia se questo soggetto teme soltanto che questo si verifichi e se quella paura risulta intollerabile e ingestibile.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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