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Il Palo Santo è a rischio di estinzione: usiamolo consapevolmente

di Monica Vadi 23 Gennaio 2020
di Monica Vadi 23 Gennaio 2020
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Che il palo santo abbia meravigliose proprietà è cosa nota e il suo inconfondibile aroma resinoso e agrumato è ormai apprezzato in tutto il mondo.

Se un tempo in Occidente la fumigazione con i bastoncini ricavati dai rami caduti dell’albero erano ad uso esclusivo di centri dove si pratica yoga e attività affini, oggi questo prodotto è disponibile sul mercato per chiunque desideri farne uso, per la meditazione o per liberare gli spazi dall’energia stagnante.

E’ da qui che nasce il problema. Se non si può considerate la minaccia al palo santo alla medesima stregua del pericolo di estinzione degli orsi, dei ghepardi o degli squali, la sua commercializzazione su larga scala sta comunque destando grande preoccupazione.

Di recente, questo albero scientificamente noto come gonopterodendron sarmientoi (o bulnesia sarmientoi) e usato anche a scopo medicinale dai nativi della regione boreale del Gran Chaco – che si estende tra Argentina, Paraguay, Bolivia e Brasile – è stato aggiunto alla Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate di Estinzione (CITES), Appendice II, che include specie non necessariamente minacciate di estinzione, ma che a causa di un certo livello di popolarità nel commercio internazionale, vanno controllate per evitare che il pericolo si faccia serio.

In un altro documento curato dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), l’albero è classificato invece in modo chiaro come in via di estinzione.

In verità, dal momento che in questa regione non sono redatti dei documenti esaustivi delle merci esportate, non è chiaro l’impatto ambientale che la raccolta sta avendo oggi.

Questa notizia dovrebbe però far drizzare le orecchie e stimolare una riflessione sull’opportunità di usare questo prodotto in maniera più consapevole, evitando di contribuire allo sfruttamento. La scelta è sempre la nostra.

Per altro, l’acquisto stesso del palo santo dovrebbe essere mosso da un intento puramente spirituale: inutile prenderlo solo perché va di moda o perché è buono il profumo che si diffonde con i suoi fumi. Bruciare questi bastoncini senza avere la più pallida idea della strada che hanno fatto per approdare nel nostro angolo di meditazione domestico non ha nulla a che vedere con il risveglio spirituale, anzi né è l’esatto opposto.

Una cosa fondamentale è che gli alberi non vengano mai abbattuti prematuramente, ma che il prodotto venga ricavato dai rami che cadono naturalmente. Purtroppo, per rispondere alle esigenze del mercato, le cose vanno spesso diversamente. Dopo la morte naturale di un albero, è necessario un periodo che va dai 3 ai 5 anni prima che i suoi materiali possano essere raccolti. E’ un sacco di tempo e questa pratica raccomandata non sempre viene seguita alla lettera, oggi, vista la mole di richieste.

Sapere tutto questo è importante perché per mettere in pratica un comportamento sostenibile sotto ogni punto di vista: non basta sostituire l’auto inquinante con una elettrica (cosa per altro di per sé discutibile) e pensare solo al nostro territorio; meglio sarebbe adottare abitudini adeguate sotto ogni punto di vista, con uno sguardo che vada oltre il piccolo recinto di casa.

L’albero da cui si ricava il palo santo, del resto, nulla ha a che vedere con la nostra cultura. In sud America si utilizza nell’ambito di cerimonie di preghiera, nei rituali sciamanici e di guarigione. Mai viene usato a caso o per profumare una stanza.

Per fare tutto ciò, o semplicemente per purificare energeticamente un ambiente, si può ricorrere al nostro patrimonio locale, a quelle piante cui ricorrevano già i nostri antenati.

Abbiamo la fortuna di poter accedere a meravigliose erbe mediterranee come il rosmarino, la lavanda, il ginepro, l’artemisia e la salvia. Possibilmente, per quanto riguarda quest’ultima, non quella bianca, visto che proviene anch’essa da paesi per noi esotici. Anche la salvia dell’orto va benissimo: si fa seccare e poi si usa a mazzi, bruciandola come rito di purificazione. Un’alternativa è ricorrere a oli essenziali di provenienza sostenibile da usare dentro a miscele da vaporizzare negli ambienti.

Spesso assumiamo delle abitudini senza sapere bene cosa stiamo facendo. Esistono molte alternative: una volta che ne siamo consapevoli basta correre ai ripari.

Questo non significa non utilizzare mai più in assoluto il palo santo, quanto semmai farlo solo in occasioni speciali, così da attenersi all’uso, senza mai che si sfoci nell’abuso.

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Articolo Monica Vadi per generazionebio.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Monica Vadi
Monica Vadi

Terapista e docente in Cromopuntura secondo Peter Mandel, si è diplomata presso l'Internationales Mandel Institut Für Esogetische Medizin. È abilitata alla lettura della foto D.E.P.T. (Diagnosi Energetica Dei Punti Terminali) e si è specializzata come Health Coach a indirizzo olistico e Decodifica Biologica del Sintomo. Vive e lavora a Torino dove riceve su appuntamento. Disponibile anche per consulenze online. Contatti: info@generazionebio.com / +39 392 7650931

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Specializzata in lettura e analisi ETD
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