Qualcuno avrà già sentito parlare della famosa Skinner Box, la camera di condizionamento operante.
Si tratta di un metodo psicologico che nasce da un esperimento su ratti o altri piccoli animali, che vengono inseriti in una scatola dotata di una leva, dentro la quale è presente una ciotola per l’alimentazione. Il ratto annusa la scatola, la esplora e, ignaro di cosa sta accadendo, finirà per premere la leva. Una volta fatto questo, del cibo si deposita nella ciotola.
Constatato che premere la leva significa ottenere uno spuntino delizioso, continuerà a farlo, ancora e ancora. Finché, ad un certo punto, l’erogatore smetterà di fornire il cibo, facendo infuriare il ratto, che andrà però avanti a premere la leva, allo scopo di soddisfare quel piacere di cui è alla disperata ricerca. Poi, ad un certo punto, sfinito, si arrenderà alla realtà. La sua conclusione sarà probabilmente che il piacere è effimero, che la vita è dolorosa, che niente ha senso e che l’esistenza stessa è una delusione.
Ciò che ha dimostrato la Skinner Box è che se qualcosa ci fa stare bene, continueremo a farla ancora e ancora e ci sentiremo in diritto di continuare così, perché ce lo meritiamo. Quando però la ricompensa verrà meno, inizieremo a spazientirci.
La nostra vita oggi è piena di scatole di Skinner: il telefonino, la tv, il cibo, solo per citarne alcune. Ogni giorno riceviamo delle piccole porzioni di piacere che giungono a noi premendo semplicemente un pulsante. Essendo così tante le occasioni per ottenere questo risultato, non appena ne siamo privati diventiamo impazienti. Tutto ci fa arrabbiare, dal collega che arriva all’appuntamento in ritardo di 2 minuti al corriere che, per un problema tecnico, non sarà in grado di consegnarci un pacco come da programma.
Ormai gli adulti sono così impegnati e sottoposti a un numero così elevato di stimoli quotidiani da non riuscire più ad aspettare. Tutti ci ritroviamo a fare più cose contemporaneamente e spesso finiamo per farle tutte male. Tutte sembrano urgenti, nulla può attendere. I risultati sono richiesti qui e ora. Da chiunque.
Abbiamo un po’ tutti perduto la virtù della pazienza nella quotidianità: recuperarla potrebbe però letteralmente fare miracoli e migliorare la salute mentale, persino la prosperità finanziaria ma, prima di ogni cosa, il nostro stesso approccio alla vita.
Attendere con pazienza
Avere pazienza non ha niente a che vedere con l’essere capaci di aspettare qualcosa. La pazienza è molto di più: oltre ad esprimere l’attitudine di aspettare una ricompensa, ha anche a che fare con l’atteggiamento che assumiamo mentre aspettiamo.
Se la consegna della pizza è in ritardo, c’è una bella differenza tra:
- aspettare con pazienza e nel frattempo leggere un libro, finire delle faccende di casa o semplicemente godersi il tempo dell’attesa facendo qualcosa di piacevole
- correre in giro per l’appartamento, chiamare il ristorante, chiedere spiegazioni e iniziare a spizzicare del cibo per attenuare la fame
Essere impazienti ha un effetto collaterale che spesso viene sottovalutato: porta ad un deterioramento del carattere.
Tutto ciò che fa parte della nostra realtà attuale ci spinge lontani dalla pazienza, perché ci offre la possibilità di avere tutto e subito, 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Tutto ciò che vogliamo possiamo ottenerlo in un istante. Persino quando una pagina web non viene caricata abbastanza velocemente perdiamo interesse e passiamo oltre, lasciandoci conquistare dal malcontento. Non appena qualcosa va storta, dunque, non sappiamo più come gestire la situazione.
Eppure la pazienza ha bisogno di tornare a regnare in questo mondo che va troppo di corsa. Specialmente per ritornare a godere di ciò che è veramente prezioso: imparare a coltivare un rapporto e nutrirlo, oppure imparare a sviluppare un lavoro anche per settimane o addirittura mesi prima di vederne la realizzazione.
Tutto questo passa attraverso alcune caratteristiche da acquisire.
Calma
La calma si impara rimanendo da soli con se stessi e con i propri pensieri. Rallentare permette di aumentare la produttività e la creatività, oltre che a gestire meglio le emozioni. L’ideale sarebbe trascorrere almeno 15 minuti al giorno da soli, senza telefono né tv. L’unica cosa concessa è un libro. Ma si può fare a meno anche di quello. Un’alternativa è fare una passeggiata in solitudine. L’unica regola deve essere il silenzio, quindi la disconnessione da tutto: niente telefonate, niente sms, niente chiacchiere inutili.
Autocoscienza
Spesso l’impazienza deriva dal bisogno di avere sempre ragione, senza essere in grado di capire cosa sta succedendo agli altri. Meglio sarebbe sempre chiedersi perché, ad esempio, si sta verificando una determinata situazione. Il fattorino è in ritardo? Bene. Se avesse avuto un incidente? Se fosse imbottigliato nel traffico? Due semplici interrogativi come questi possono infondere empatia e far sciogliere un po’ l’impazienza.
Valore
Aspettare significa semplicemente vivere un certo periodo di tempo senza ricevere ricompense. E’ chiaro che se tutto ciò che riteniamo piacevole e utile lo releghiamo all’esterno, avremo sempre un atteggiamento negativo durante l’attesa. Se invece sappiamo godere delle nostre ricompense interiori, dei nostri pensieri, della nostra presenza, della percezione del mondo in tutto il suo splendore, allora saremo sempre soddisfatti di ciò che abbiamo, in qualsiasi momento. Tutto sta nel ristabilire una corretta scala di valori, dove si arriva finalmente a comprendere che le ricompense più grandi sono quelle che hanno anche un significato più profondo, quello stesso che, con una consapevolezza maggiore, si può trovare ovunque e in ogni istante.
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Articolo di generazionebio.com
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