Si dice che il tempo guarisca le ferite. Le cicatrici, purtroppo, restano.
Nell’immaginario collettivo la figura della madre corrisponde sempre a una donna amorevole e altruista. Purtroppo la realtà è molto più amara e molte donne, durante l’infanzia, hanno avuto a che fare con madri troppo dure o indifferenti da un punto di vista emotivo.
Beata colei che ha un rapporto caloroso e cordiale con sua madre e che è capace di conservarlo intatto tutta la vita! Avere un punto di riferimento simile è fonte di grande sicurezza. Con mamma è possibile parlare sempre, affrontare qualsiasi argomento e confidarle i segreti più privati. La psiche viene influenzata positivamente da una figura del genere al proprio fianco.
Molte donne, però, hanno avuto a che fare, durante la loro infanzia, con donne totalmente diverse: madri narcisiste, madri poco affettuose, spesso anche molto dure. Anche questo ha un effetto importante sulla psiche, ma ovviamente con una connotazione fortemente negativa.
Peg Streep ha scritto un libro sull’argomento, che si chiama Mean Mothers (a cui hanno fatto seguito altri interessanti volumi, utili a guarire le conseguenze che ne derivano). Qui, l’autrice spiega come ogni donna durante la sua infanzia prenda la mamma come esempio di comportamento. Ed è proprio su quel modello che si costruisce il modo in cui a sua volta affronterà la sua vita da adulta.
Il risultato si può intuire. In entrambi i casi. La figlia di una madre premurosa e amorevole, nel tempo vedrà se stessa come una persona degna di amore. La figlia di una madre emotivamente distante, incoerente, critica e talvolta crudele, in età adulta vedrà se stessa sotto una luce totalmente differente. Avrà l’anima devastata dalle cicatrici causate da questa assenza di amore e dall’atmosfera ostile in cui è stata costretta a crescere.
Si tratta di cicatrici che non guariscono mai completamente, ma che si possono lenire, sfruttando i giusti strumenti. Prima di trovare la soluzione è però fondamentale riconoscere la propria ferita. Le più comuni le descriviamo qui di seguito.
Non so fare niente
Chi durante l’infanzia ha avuto a che fare con una madre (o una matrigna) dura, prepotente e dominante, da grande sentirà di non essere capace a fare nulla. L’acuto perfezionismo della madre va a sopprimere la personalità della figlia che, da grande, sentirà sempre nell’inconscio una voce che la criticherà in ogni sua scelta e azione.
Non sono degna di amore
La mancanza dell’amore materno genera un vuoto difficile da colmare. E’ come un buco nell’anima che, se non viene riempito dalla madre con la sua gentilezza e il suo amore, fa crescere la convinzione di non meritare di essere amata. Da nessuno. Il risultato è spesso quello di aggrapparsi, da adulta, a chiunque, ma spesso si tratta di relazioni tossiche e dolorose.
Se soltanto fossi più…
Più intelligente? Più magra? Più bella?
Se la mamma fa sentire indegna una figlia, questa difficilmente imparerà ad accettare se stessa. Passerà la vita a voler diventare qualcun altro, senza il minimo difetto: qualcuno che la madre possa apprezzare e amare.
E’ come sentirsi costantemente in difetto, anche quando la realtà dei fatti è ben differente.
Non so dire di no
Tutto ciò di cui si ha bisogno durante l’infanzia sono il sostegno e l’approvazione. Quando non si riceve nulla di tutto questo, balena nella mente l’idea che, facendo tutto ciò che chiedono gli altri, tutto possa funzionare al meglio. Si comincia con la mamma, per poi continuare a perpetrare il comportamento anche da adulte, diventando incapaci di dire no a qualsiasi richiesta espressa da chiunque. E’ solo una ricerca di approvazione e di amore, ciò che si sta ricercando da sempre.
Mi sento un pesce fuor d’acqua ovunque
La parola mamma dovrebbe essere l’incarnazione della parola “casa”: una persona accanto alla quale ci si sente a proprio agio e al sicuro, qualsiasi cosa accada. Una madre prepotente, incline alla violenza o manipolativa da un punto di vista emotivo, non fa sentire a casa. Anzi, la percezione che procura è di irrequietezza e di essere fuori posto, emozione difficile da allontanare, anche da adulte. Può capitare di essere nell’ambiente più bello, circondate dagli amici più cari, ma di sentirsi di non avere ancora trovato il proprio posto nel mondo.
A nessuno importa davvero di me
La mamma è un individuo che, in teoria, dovrebbe amare la propria prolae solo per il fatto di averla generata. Il suo freddo distacco spinge a fare qualsiasi cosa per attirare la sua attenzione, che puntualmente non arriva. Quando ci si rende conto di non essere in grado di ottenere ciò che si vuole, si cresce e ci si fortifica, ma basando tutto sulla convinzione di non essere veramente considerati da qualcuno. L’effetto paradosso è quello di non accettare facilmente le cure degli altri, nemmeno le coccole del partner. Si diventa infatti più propense a dare che a ricevere, creando però una sostanziale disparità all’interno del rapporto.
Cosa fare per guarire le cicatrici causate da una madre fredda e indifferente
Ci sono diversi strumenti a cui ricorrere per guarire le cicatrici lasciate da una madre incapace di dare amore. La prima cosa da fare è provare a praticare il non giudizio. E’ possibile che il suo comportamento sia stato causato da un’esperienza analoga vissuta da lei stessa durante la sua infanzia. Ognuno cresce e si evolve sulla base delle sue esperienze personali. A volte si può fare di più, ma non tutti sono capaci di uscire da schemi preconfezionati.
Uno tra gli strumenti più efficaci per il trattamento del conflitto materno è la cromopuntura che offre, grazie agli studi quarantennali di Peter Mandel sui biofotoni, delle somatotopie mirate a sciogliere anche i blocchi ormai cristallizzati da tempo.
Il tutto andando a lavorare sulla memoria cellulare, lì dove si è registrata la sofferenza vissuta, quella stessa che continua a far sentire le sue conseguenze anche a distanza di anni. Il tutto in modo indolore e non invasivo, creando a volte persino i presupposti per migliorare e riequilibrare, anche tardivamente,il rapporto stesso con la mamma, indipendentemente dal fatto che sia ancora in vita o meno.
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Articolo di generazionebio.com
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