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Cammello, leone e bambino: le tre fasi di sviluppo della personalità

di Generazione Bio 31 Agosto 2019
di Generazione Bio 31 Agosto 2019
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Chi ha letto il libro Così parlò Zarathustra del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche sa bene quali siano, secondo l’autore, le tre fasi della formazione della personalità umana.

E’ opinione del filosofo che, nel corso della vita e della nostra evoluzione individuale, attraversiamo tutti tre passaggi più o meno obbligati, le cosiddette metamorfosi, rappresentate simbolicamente dalla figura del cammello, del leone e del bambino.

Primo stadio: il cammello

Durante questa fase, l’uomo – proprio come il cammello, si fa carico di tonnellate di cose. Il carico è la metafora che deriva dalla visione individuale del mondo: gli standard morali, gli stereotipi sociali, i comportamenti e gli ideali.

Il cammello non si chiede cosa si celi esattamente nelle borse che gli vengono caricate addosso. Allo stesso modo, l’uomo non si chiede il significato profondo dei valori che gli sono stati inculcati.

Secondo stadio: il leone

Questa fase corrisponde alla rivalutazione dei valori. Il leone è un predatore formidabile e spesso assai aggressivo. Una persona, proprio come il leone, dopo aver rivalutato i valori, spesso si ritrova ad attaccare in modo impetuoso i suoi ideali del passato, quelli che la società gli ha caricato addosso quando si trovava nella fase del cammello.

La tendenza, più che chiedersi cosa è bene e cosa è male, è spesso quella di distruggere tutto, senza riflettere.

Questo è lo stadio della negazione, dell’opposizione. Fondamentale, purché non vi si rimarga intrappolati a lungo.

Terzo stadio: il bambino

Il bambino guarda il mondo con gli occhi della purezza. La sua percezione è libera da qualsiasi stereotipo.

Il leone ha distrutto i vecchi ideali e adesso il bambino può ricominciare ad apprendere dalla natura stessa, creando un nuovo sistema di valori, coerenti con ciò che è la sua essenza più profonda.

Quello che vede Nietzsche nel bambino, però, è una figura che sposa una scala di valori opportunistica, edonistica, quasi assetata di sangue.

Se invece, partendo da questa metafora, si ritornasse a quei valori tradizionali della gentilezza, dell’amore, della compassione e della felicità (intesa come percezione costante di uno stato di equilibrio emotivo, anziché il puro godimento transitorio), tutto acquisirebbe un significato nuovo.

Questi nuovi valori non rappresenterebbero alcun peso, non sarebbero idee astratte di cui l’uomo tende a diventare schiavo, quanto esperienze reali e applicate nella quotidianità.

Questo significa che in un cammino di evoluzione, non è sufficiente rimettere in discussione tutto ciò che non ci appartiene e liberarcene con vigore. Pur essendo un passaggio fondamentale, bisogna necessariamente compiere il passo successivo: riordinare tutto al fine di allontanare quel senso di superiorità che spesso coglie chi si impegna nello sviluppo personale e che lo porta a vedere negli altri qualcosa di sbagliato per non avere ancora intrapreso qualcosa di analogo.

Nessuno andrebbe mai incolpato per i suoi ideali e per i suoi comportamenti. Tutto è commisurato al livello di evoluzione individuale e va bene così. Ad ognuno il suo momento.

Il bambino, dopo avere sconfitto il leone e il suo fervore costante, sa di non dover essere migliore degli altri. Anzi, è consapevole che ci sarà sempre qualcuno di più bravo di lui a fare qualcosa. Il bambino sa che non c’è nulla di sbagliato in questo. Anzi, è positivo perché le persone possono imparare le une dalle altre, scambiandosi reciprocamente le esperienze acquisite.

Il bambino sa anche di non poter piacere a tutti e che chi lo tratta male non necessariamente è cattivo. Spesso le persone si atteggiano in base alla loro educazione, ai principi acquisiti e alle informazioni che hanno ricevuto, oltre che allo stato d’animo del momento.

Il bambino ne è consapevole e lo accetta con garbo.

Ciò a cui dovremmo puntare, allora, è proprio al ritorno a quel bambino che ancora alberga in noi, che per lungo tempo abbiamo soppresso, continuando a caricarci sulle spalle persi non nostri e magari arrivando a ribellarci senza però diradare il caos che si è venuto a creare subito dopo. Solo così potremo assaporare cosa significhi davvero vivere in pace con se stessi e con gli altri.

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Articolo di generazionebio.com
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Specializzata in lettura e analisi ETD
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