Prima di provare a smettere di fumare, una persona dovrebbe chiedersi:
perché ho iniziato?
Per rispondere a questa domanda è fondamentale ripercorrere tutti quei momenti in cui il processo del fumo in sé offre il massimo piacere e, in un certo senso, dà la percezione di colmare un vuoto.
La risposta è chiaramente molto soggettiva, ma in linea di massima le ragioni più comuni che spingono una persona a iniziare a fumare si possono riassumere in ciò che segue.
Il bisogno di stimolare i sensi
Molte persone sentono la necessità costante di avere qualcosa tra le mani e fare qualcosa: prendere la sigaretta, metterla in bocca, inalare il fumo e sentire gli effetti della nicotina soddisfa questo bisogno. Per alcuni è un disagio restare senza far nulla. La causa è molto probabilmente una tensione interiore subdola, che non ha a che fare con il nervosismo classico. Questo disturbo che arriva dal profondo è però così forte, anche se silente, che influenza continuamente la personalità e attira le cattive abitudini.
Nervosismo e ansia
Molte persone sono molto nervose e non sanno cosa fare per stare meglio. Il gesto di inspirare il fumo, i movimenti ritmici e l’azione stessa della nicotina danno per un attimo l’illusione di rilassarsi.
Incapacità di gestire lo stress
Questo motivo è strettamente correlato al precedente. Chi è costantemente teso e non ha imparato un metodo consono per rilassarsi, va alla ricerca di un rituale come quello del fumo.
Rigidità e timidezza
Chi ha difficoltà a comunicare, spesso usa inconsapevolmente, il fumo come mezzo per socializzare o per tenersi impegnato senza intervenire nel dialogo. La timidezza gioca brutti scherzi e la sigaretta funge da tranquillante.
Noia
Questa ragione fa eco alla prima: quando una persona si annoia significa che non sta trovando un posto per sé e allora il fumo offre una sorta di via d’uscita per impegnare un po’ di tempo.
Mancanza di forza di volontà
Molte persone non sono in grado di pazientare. Appena si presenta un bisogno, lo soddisfano immediatamente. Quando questo non è possibile per qualche motivo, ecco che il fumo rappresenta un palliativo.
Smettere di fumare: combattere la causa, non l’effetto
Alla luce di tutto questo – e di un’altra possibile ragione che sveleremo solo alla fine – si comprende come alcuni metodi per smettere di fumare non funzionino a lungo termine. Se evitiamo la sigaretta, ma non impariamo a colmare tutti i vuoti di cui abbiamo parlato, è chiaro che ad un certo punto questi torneranno a farsi sentire e la sigaretta sarà nuovamente il mezzo per metterli a tacere o per colmarli in qualche modo. Una soluzione semplice.
Chi fuma dovrebbe capire perché lo sta facendo, perché ha iniziato, che cosa lo spinge ad accendersi una sigaretta e che sensazione ricava da questo gesto.
Se la casa si infesta di scarafaggi, si può anche riempire di trappole per eliminarli, ma se non ci si chiede perché questo è accaduto e si continua a lasciare il bidone della spazzatura pieno, tempo una settimana dalla disinfestazione e questi torneranno.
Smetter di fumare ha la medesima valenza. Se si lavora sulla fonte della dipendenza, anche rinunciare al tabacco sarà più semplice.
Non si rallegri chi ha sostituito il fumo del tabacco con le sigarette elettroniche per fare una scelta (apparentemente) più sana. Anche in questo caso si è lavorato a valle e non a monte e la dipendenza è rimasta.
Per eliminare alla radice questa cattiva abitudine è necessario lavorare su di sé e non sperare in qualche metodo rivoluzionario e miracoloso che, probabilmente, avrà efficacia temporanea. Solo comprendendo e riequilibrando la causa si può smettere, gestendo meglio anche l’astinenza.
… e se tutto derivasse da un conflitto con la mamma?
Chiudiamo con questa ipotesi, suggestiva ma plausibile da un punto di vista simbolico. Un’ampia analisi empirica ha portato alla conclusione che un’elevata percentuale di fumatori, oggi, ha dovuto rinunciare molto presto all’allattamento al seno della madre. Questo mancato nutrimento naturale – che ha diverse sfumature da un punto di vista psicologico – e la conseguente sostituzione con il latte artificiale, crea una mancanza che, nel tempo, richiede di essere colmata.
Il mancato nutrimento può anche essere solo percepito come una carenza di amore in età infantile da parte di una mamma magari troppo rigida, severa o poco accogliente. Non a caso fumare una sigaretta (vera o elettronica che sia) implica il gesto di suggere, come se questa potesse in qualche modo essere un surrogato della mammella.
Questo comporta una riflessione aggiuntiva e apre alla possibilità di percorrere una strada ulteriore che potrebbe portare all’abbandono definitivo del fumo, attraverso il riequilibrio del rapporto con la mamma. Attraverso la cromopuntura esogetica è possibile fare un ottimo lavoro in questo senso. Il resto del lavoro su di sé può dare ottimi risultati attraverso, ad esempio, la meditazione.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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