Ognuno di noi, nel rispetto degli altri, dovrebbe permettersi di vivere la vita che desidera e sogna.
Purtroppo, spesso, questo viene impedito da una serie di fattori.
Se, per esempio, una persona porta con sé delle esperienze incompiute, troverà difficoltà a vivere felicemente nel presente. Il disturbo che deriva da ciò che è stato funge da blocco.
La paura domina e fare quel doveroso passo verso la propria vita sembra un azzardo. Perciò si preferisce rimanere fermi.
La verità è che siamo tutti bravi a riempirci la bocca della parola “libertà”. Ma esseri liberi spaventa l’uomo. Senza catene si sente disorientato, non sa che direzione prendere. Allora preferisce mantenere lo status quo, pur soffrendo,
Ma non c’è solo il passato. Ci sono anche gli schemi famigliari, ci sono i modelli imposti dalla società. Esistono degli stereotipi di una cosiddetta normalità dentro cui ci si sente al sicuro. Non si emerge, si mantiene un basso profilo.
Rompere i fili con tutto questo è una grande responsabilità, che non tutti hanno il coraggio di assumersi.
E’ così che i medesimi schemi si ripetono, all’infinito. Si producono gli stessi errori, senza sosta. Sottraendo ogni senso alla propria esistenza.
Perché le persone preferiscono rimanere intrappolate in questo loop? E’ a tutti gli effetti una questione sociale. Può sembrare paradossale, ma le persone hanno timore, dentro di sé, di vivere senza le malattie di cui soffrono tutti, senza i problemi che tutti sperimentano e persino di non lamentarsi e non soffrire. Questo è il cliché. Così vivono tutti. Perché cambiare, sentirsi ed essere diversi dagli altri?
E così che si comincia a negare a se stessi il piacere. Si ha paura di essere felici, di essere guardati come alieni dal resto del mondo. Perché la felicità altrui genera invidia e sospetto.
La verità è che la felicità è una scelta, che ad un certo punto è doveroso fare. Perché mettendo in atto ogni giorno quei semplici gesti che la generano, si superano le difficoltà. Finalmente.
Occorre però che la scelta sia radicale.
Quando si sceglie consapevolmente di godersi la vita e i suoi piaceri, tutto cambia. Non si è più disposti ad accogliere gli input negativi dall’ambiente esterno. Si sarà visti come insensibili, a volte. Ma chi è felice davvero sa resistere a tutto questo. Finché, ad un certo punto, la sua gioia diventa contagiosa. E chi prima reagiva con sospetto e odio a una certa dose di positività espressa, finirà per esserne influenzato.
Essere felici non è né impossibile, né qualcosa di straordinario. E’ ciò a cui dovremmo puntare, ogni giorno. Con delle azioni consapevoli, però. A nulla serve restare intrappolati nel lamento e attendere che la gioia arrivi da sola. Non accadrà. Occorre afferrare il coraggio a due mani e agire, attingendo al proprio potere personale.
- Essere felici è un atto coraggioso, che non piacerà a tutti
- Per essere felici serve guardarsi dentro e domandarsi quali sono i nemici della propria soddisfazione. Perché succedono sempre e solo cose negative? In che modo vi è una responsabilità personale in tutto questo?
Le persone sono costantemente alla ricerca di ogni tipo di scusa. Danno la colpa agli altri e agli eventi esterni. Se solo però iniziassero, una volta tanto, a rispondere alla gioia con la gioia, al divertimento con altrettanto piacere, percepirebbero sulla loro pelle la natura divina della loro esistenza. E da lì potrebbero aprire la valvola del loro cuore e irradiare un luminoso flusso di entusiasmo.
Non bisogna essere come tutti gli altri, seguire la massa e rassegnarsi che le cose debbano andare male, che vivere debba essere un peso. E’ necessario recuperare se stessi, andare contro gli altri se serve. Mai e poi mai bisogna perdere la coerenza con il proprio io. La massa spesso è inerte, sotto ipnosi e si tortura con la propria abulia.
Per godersi i piaceri della vita serve lasciare tutti i modelli precostituiti alle proprie spalle. Senza che una qualsiasi spiegazione sia dovuta agli altri. Se si sceglie di essere felici, non si fa un torto a nessuno, né lo si tortura. Ci si permette semplicemente di essere se stessi, di essere diversi dagli altri e si smette di rivestire il ruolo di un numero, tra i tanti, in questa società.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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