In una società dove tutto viaggia alla velocità della luce, è difficile trovare il tempo per riflettere, a volte. Mossi dalla fretta – spesso mista a un po’ di malsano egocentrismo – tendiamo a giungere a delle conclusioni sbrigative davanti a qualsiasi cosa.
Questo accade spesso soprattutto nei rapporti sociali. Capita di interpretare qualsiasi azione considerata irrispettosa o lesiva nei nostri confronti o davanti a cui siamo semplici testimoni come negativa a priori. Cosa che può essere oggettivamente vera, ma che andrebbe poi analizzata ed esplorata nelle sue sfumature più profonde, prima di fare qualsiasi ipotesi.
Al contrario, senza sapere nulla della storia di qualcuno, ci permettiamo di qualificarlo esclusivamente sulla base di un solo atteggiamento, esprimendo giudizi talvolta estremi.
L’esempio che segue è tratto dalla vita di tutti i giorni ed è probabile che molti si immedesimeranno, ammettendo di essere caduti nella trappola del giudizio affrettato almeno una volta.à
Siamo in treno, di ritorno da una giornata estenuante. Nella nostra stessa carrozza, proprio accanto a noi, ci sono 3 bambini che schiamazzano e si agitano. Con loro quello che supponiamo essere il padre. Ha un aspetto trasandato, gli occhi sono vitrei. Fissa il vuoto come se non si rendesse conto di ciò che gli sta accadendo intorno e dell’inquinamento acustico prodotto dai suoi figli. Non interviene, ha un atteggiamento assolutamente passivo. I ragazzini si spingono, urlano. Dopo 8 ore di lavoro e una discussione animata con il capo, ci mancava solo questo. Ci sentiamo perseguitati: capitano proprio tutte a noi!
Il primo pensiero che balza alla testa quale può essere se non
ma che maleducati questi bambini
oppure
non c’è davvero più rispetto
E’ molto semplice e istintivo anche etichettare il padre come inadeguato nel suo ruolo. Perché non sta impartendo ordine, nemmeno silenzio, lasciando che i suoi figli disturbino tutti i passeggeri.
Il nervosismo sale. Non facciamo nulla, ma nella nostra testa si susseguono i giudizi e, in alcuni casi, persino le maledizioni per ciò che stiamo vivendo.
Fermi tutti!!!
E se scoprissimo che quel padre, insieme ai suoi 3 figli, è di ritorno da un funerale. Quello della sua compagna, la mamma di quei 3 bambini scatenati, che hanno accompagnato nel suo ultimo viaggio verso il suo paese natale, dove ora riposerà per sempre. Se quel padre fosse interpellato e, raccogliendo tutto il suo coraggio residuo e tornando a questa realtà da cui al momento è più facile sfuggire, si scusasse, quasi umiliato, ammettendo di non avere la forza di reagire, di non sapere come gestire né se stesso né l’esuberanza dei suoi figli, nella quale stanno probabilmente incanalando la tempesta di emozioni scaturita dalla perdita appena subita…
Come cambierebbe la nostra visione della circostanza che stiamo vivendo?
Forse proveremmo prima di ogni cosa vergogna, per tutti quei giudizi cattivi espressi dentro di noi, prima di sapere perché sia l’uomo che i bambini si stessero comportando in quel modo che prima trovavamo inammissibile.
La verità è che c’è sempre una ragione per la quale le persone sono ciò che sono e fanno ciò che fanno. Quando vediamo qualcuno che si comporta male, c’è sempre un motivo che lo spinge ad agire così e se soltanto ci domandassimo perché e provassimo a metterci nei suoi panni, forse ci renderemmo conto che noi per primi faremmo la stessa cosa.
Di fronte agli altri, in qualsiasi circostanza, facciamo sempre almeno un tentativo, prima di puntare il dito e giudicare: tiriamo fuori la nostra umiltà e la nostra compassione e proviamo a capire il perché di ciò che sta accadendo.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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