La storia del complesso di Procuste è interessante da rammentare, perché rappresenta la metafora di una tendenza che tutti, chi più e chi meno, abbiamo. Esprime quella tentazione in cui spesso rischiamo di cadere e cui, proprio per questo, dobbiamo stare attenti per evitare di farlo.
Procuste, noto anche come Damaste, è un personaggio della mitologia greca. Una leggenda narra che l’uomo, di fatto un ladro, titolare di una locanda, viveva nei pressi di Eleusi, nell’Attica.
L’uomo era convinto che tutti gli uomini sulla terra dovessero essere tutti alti uguali, cioè 1.70m. A dire il vero, nemmeno lui rispondeva a questo requisito, ma era comunque convinto di avere ragione.
Secondo Procuste, quelli più alti erano sbagliati perché avevano dimenticato di smettere di crescere. Allo stesso modo, anche quelli più bassi erano sbagliati: avevano semplicemente dimenticato di crescere.
La sua convinzione di base non venne mai confutata dai fatti. Motivo per cui Procuste aveva arredato le stanze della sua locanda con letti lunghi 1,70 m. A cena, metteva nel cibo un sonnifero, in modo che gli sfortunati viaggiatori che si imbattevano in lui si addormentassero profondamente. La notte, Procuste tagliava i piedi a coloro che sporgevano dal letto e allungava con funi e carrucole le gambe dei più bassi. In questa maniera, al risveglio, tutti sarebbero stati alti 1,70 m.
Per quanto questo sembri una leggenda assurda, la verità è che ciascuno di noi, ogni giorno rischia di replicare inconsciamente il complesso di Procuste.
In qualche modo, tutti ci rifacciamo a delle convenzioni e siamo in varia misura schiavi dell’ideale del conformismo.
Soprattutto in questo periodo storico, la maggior parte di noi è vittima di questa tirannia etica e intellettuale che ci porta a non tollerare le azioni e i giudizi altrui, a meno che non siano in linea con i nostri.
Pensiamo di avere tra le mani la verità assoluta, qualsiasi sia l’ambito della discussione. Abbiamo soffocato quella nostra curiosità spontanea che ci spinge a riflettere, a valutare anche i punti di vista altrui e ad esplorare realtà che vadano oltre la nostra ordinaria esperienza.
Siamo convinti di avere ragione sempre, perché indossiamo dei paraocchi che ci frenano dal guardare oltre. E siamo così, di fatto, in prigione, in una cella fredda e angusta che chiamiamo certezza.
Facciamo di tutto per restare fermi e ancorati alle nostre convinzioni, alle nostre credenze, frenando quella tendenza all’ascolto che ci porterebbe ad ampliare le nostre vedute. Se non altro a comprendere che esiste molto di più, oltre l’ordinario.
Facciamo uno sforzo, se ci consideriamo davvero uomini liberi in un mondo libero. Restiamo aperti a ciò che è diverso. Non temiamo le novità, i pareri diversi e anticonformisti, anche quando ci sembrano davvero astrusi.
L’universo ha risorse infinite che ancora non abbiamo scoperto: allora non nascondiamo la testa sotto la sabbia, ma accogliamo ciò che è diverso, ciò che è nuovo, ciò che fa scalpore. Spesso è proprio di là che passano l’evoluzione e il progresso.
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Articolo di Monica Vadi generazionebio.com
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fonte Ho un Corpo per Guarirmi di Christian Flèche
Foto di Freepik
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