L’odio è un tratto comune della natura umana. Tutti noi abbiamo almeno una persona nella nostra vita che proprio non siamo in grado di tollerare.
Può trattarsi di qualcuno che ci ha ferito, oppure di una persona con cui abbiamo litigi frequenti e scontri reciproci.
Conosciamo bene il sapore dell’odio, il ripudio e le critiche verso qualcuno che ci ha trattati in modo offensivo.
L’odio e l’avversione rappresentano una risposta naturale e immediata come esseri umani.
Quello che spesso dimentichiamo è che l’odio ci avvelena da dentro e ci danneggia, a lungo andare, più di quanto abbia fatto la persona verso cui lo proviamo.
Quando incontriamo, nel corso della nostra esistenza, persone che ci trascinano dentro a liti discussioni, che ci procurano dolore, risentimento e amarezza, il nostro stato emotivo mentale si indebolisce. Proviamo sensazioni che alzano uno scudo tra noi e la luce e ci allontana dall’amore.
Quando ci allontaniamo dalla luce, la nostra vita viene di conseguenza avvolta dall’oscurità, i sentimenti che proiettiamo all’esterno si rifrangono contro lo schermo che noi stessi abbiamo costruito e tornano a noi ancora più intensi.
Ci sentiamo allora frustrati, sofferenti; viviamo uno stato di profonda disarmonia nelle nostre relazioni verso cui proviamo quasi alienazione.
Quando si perde il controllo di questa situazione, tutto può trasformarsi in qualcosa di ancora più potente, come una disgrazia, o una malattia.
Ogni volta che ci sorprendiamo a parlare in maniera critica della condotta o del comportamento di persone problematiche nella nostra vita, dovremmo comprendere che le difficoltà che hanno portato a noi possono essere trasformate a nostro vantaggio.
Queste persone ci sono state inviate appositamente per rafforzare la nostra capacità di far fronte alle difficoltà, così da essere in grado di superarle più rapidamente.
E’ come se fossero degli emissari dell’Universo, che ci offrono l’opportunità di affrontare le sfide, crescere ed evolverci.
Le più grandi lezioni che apprendiamo in questa dimensione arrivano attraverso le relazioni umane. Per questo è assolutamente importante imparare a rispondere a ciò che accade nella maniera più sana.
Provare risentimento e rancore è un primo atteggiamento atto alla propria difesa. Con il tempo si impara a comprendere, a mettersi nei panni dell’altro, a vedere il piano più grande e capire perché una determinata situazione ci sta coinvolgendo. Finché questo non si realizza, è importante accettare di provare sentimenti di frustrazione, con la consapevolezza però che è saggio lavorarci per lasciarli andare. Ci danneggiano e compromettono la nostra salute, se prolungati nel tempo.
Chi fa fatica a perdonare, chi sente di non riuscire a lasciare andare una situazione, chi si sente sopraffatto dall’odio e dal furore verso qualcuno, potrà trovare giovamento nella pratica del perdono. Un modo per farlo è ricorrere a questa tecnica di rilascio del risentimento, [clicca qui per il download] capace, se eseguito con una certa costanza, di liberare da tutti quei fardelli che ci portiamo dietro e che ci impediscono di spiccare il volo verso la nostra realizzazione.
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Articolo di Monica Vadi generazionebio.com
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fonte kabbalahinsights.com
Foto di Freepik
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