Il voto del silenzio è definito anche mauna e ha un obiettivo principale: risvegliare la consapevolezza. Ovvero restare costantemente nel momento presente, sperimentando ogni azione n maniera totalmente cosciente.
Si tratta di un silenzio reverenziale, sacro, dove l’ego viene messo da parte ci si apre a qualcosa di nobile, di superiore.
In sanscrito è proprio la parola mauna a definire il silenzio. Un silenzio che ha diverse sfumature e che si può praticare con vari gradi di intensità.
Ci si può allenare con la pratica del silenzio per un giorno, due giorni oppure un’intera settimana. Oggi qualcosa del genere sembra difficile da attuare, ma si può trovare una via di mezzo tra l’eccessivo eloquio e il silenzio.
Una di queste sfumature consiste nel controllare qualsiasi parola che si pronuncia, per dare spazio maggiore all’esperienza diretta. Ci si allena a far tacere non solo la mente, ma anche la bocca.
E’ un’esperienza fortemente trasformativa, che produce calma e quiete. L’energia della parola viene sublimata e si trasmuta in un’esperienza fortemente spirituale.
Quello che ci si può impegnare a fare è dunque dominare la tentazione di parlare tutte quelle volte che non è necessario, sviluppando di conseguenza forza di volontà e capacità di gestire nel modo corretto le emozioni.
Quello che ne scaturisce è molto forte.
Cambia la propria autodeterminazione
Spesso definiamo chi siamo in base alla percezione degli altri. Quando si fa un voto di silenzio, diventa impossibile rispondere a questa circostanza. Questo porta a lasciar cadere la propria maschera sociale, diventando finalmente genuini.
Migliora la percezione
Le emozioni sono cariche di energia, che spesso viene sprecata parlando. Quando ci si astiene o si modera la parola, questa energia acquisisce una nuova intensità. Sarà più facile guardarsi attorno, fare attenzione, godere di un tramonto o della bellezza di un fiore. Persino le stelle appariranno più luminose e la connessione con l’universo diventerà più profonda.
Si smette di pensare con le parole
Spesso si esprimono i pensieri e i sentimenti a parole, anche quando queste non traducono correttamente il loro senso più profondo. Senza parlare, i pensieri possono espandersi e diventa possibile vedere cose che le parole nasconderebbero con un velo. Ogni esperienza diventerà molto più intensa.
L’idea di giusto o sbagliato cambia
Spesso è la società che ci impone la discriminazione morale. Quando rimuoviamo la maschera sociale, il pensiero di ciò che è giusto o sbagliato si scioglie. Questo succede, perché giusto o sbagliato non esistono: ci sono solo le esperienze.
Viene meno la falsa identità
Quando cessa l’identificazione con le parole, si impara a lasciare andare. Ma senza sforzarsi di farlo. Semplicemente accade.
Pronti, allora, a fare questo voto del silenzio e a moderare la parola per una settimana intera? Ne uscirete trasformati!
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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