L’astinenza dal cibo per brevi periodi, ovvero la pratica del digiuno intermittente, come metodo per purificare corpo e mente ha una storia millenaria.
Gli indigeni, i monaci buddisti, i mistici cristiani e molti altri per tradizione introducono nel corpo solo acqua per alcuni giorni, al fine di innescare nel cervello una funzione migliore. Durante questo processo, il corpo si ripara e si rigenera.
Le più recenti ricerche scientifiche hanno però evidenziato come non sia necessario digiunare per più di 18 ore consecutive. La riparazione del cervello inizia infatti ad avere luogo in modo rapido e la lucidità torna a farsi sentire nel giro di breve tempo. Se nella fase di digiuno si beve molta acqua e ci si astiene da un esercizio fisico troppo pesante, si può scoprire di non provare nemmeno troppa fame.
Una delle forme più valide di digiuno intermittente consiste nell’astenersi dall’introdurre nel corpo qualsiasi cosa che si trasformi in zucchero nel sangue per un intervallo che va tra le 16 e le 18 ore consecutive. Questo digiuno quotidiano porta alla chetosi, ovvero a un cambiamento metabolico che si verifica quando le cellule esauriscono l’energia dei carboidrati e degli zuccheri e scinde i grassi in un potente combustibile, ovvero in chetoni. Quindi il cervello inizia a bruciare quelli.
I morsi della fame che si presentano in quella finestra di digiuno sono la dimostrazione che si sta passando dal bruciare glucosio a bruciare i chetoni. Spesso, in quel contesto, subentra il nostro cervello limbico a cercare di convincerci che moriremo di fame se non mangeremo subito qualcosa. Non bisogna arrendersi. Basta sapersi ascoltare con consapevolezza, sapendo che il corpo ha abbastanza riserve di carburante per permettersi di restare senza cibo per 40 giorni, anche se non è consigliabile provare a farlo.
Ci sono diversi morsi della fame che possono comparire. Se durante il digiuno proviamo rabbia perché abbiamo fame, questo è il segno chiaro della crescita eccessiva di candida nel tratto gastrointestinale. Questi funghi hanno fame e vogliono farcelo sapere; così iniziano a rilasciare tossine che segnalano al cervello di aumentare i livelli di grelina, l’ormone della fame.
Come attivare l’autofagia attraverso il digiuno intermittente
Lo scopo del digiuno intermittente non è la perdita di peso. Molti abusano di questa pratica a questo scopo, sbagliando. Però la perdita di peso può essere una conseguenza: il sistema va velocemente in chetosi e stimola la combustione dei grassi, oltre che tutti quei meccanismi di riparazione del corpo. Il digiuno comporta infatti una disintossicazione a livello cellulare.
Riducendo l’assunzione in particolare di zuccheri e di carboidrati processati per più di qualche ora, si innesca questo processo noto come autofagia, dove oltre il 90% degli scarti all’interno delle cellule viene riciclato in blocchi di amminoacidi che le cellule possono riutilizzare per la riparazione. Il resto viene eliminato. Le cellule ritrovano così ad avere un sistema di riciclaggio più efficiente.
Mentre ci si disintossica, i rifiuti cellulari vengono rilasciati nel flusso sanguigno, dove poi vengono trasportati al tratto gastrointestinale e al fegato per essere espulsi. Se il fegato non funziona bene, il digiuno può essere pericoloso, però, perché se le tossine non vengono eliminate, si riciclano e possono rischiare di finire nel tessuto adiposo e nel cervello.
Purtroppo, oggi il carico tossico che in questa epoca moderna ci troviamo a sopportare è davvero alto. Per questo occorre prima di tutto prendersi cura del fegato, soprattutto se si sceglie di provare questa pratica. Sarà allora necessario integrare con zinco, vitamina B12, magnesio e glutatione. Se tutto funziona correttamente, quando si entra in chetosi durante il digiuno, il corpo va in modalità di riparazione e si attivano le reti neurali di ordine superiore nella neocorteccia. Questo comporta una vera e propria rigenerazione, una ricostruzione.
Se, in particolare, si sta a digiuno per un minimo di 18 ore dai carboidrati, si accendono i geni della longevità.
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In 24 ore, la produzione dell’ormone della crescita umano aumenta del 1500 %, promuovendo così la riparazione delle cellule che costituiscono i nostri tessuti.
Chi è ipoglicemico o diabetico dovrebbe approcciarsi al digiuno intermittente con attenzione. Inoltre, se si pratica questo tipo di alimentazione ma nella finestra in cui è consentito mangiare si consumano solo carboidrati e zuccheri processati, le cose potrebbero non andare come illustrato. Meglio quindi evitare pizza, pasta, croissant, patatine e bibite. Assicurarsi di seguire una dieta ricca di verdure ad alto contenuto di fibre, avocado, olio d’oliva, olio di cocco e frutta secca.
I benefici del digiuno intermittente
- Aumento del metabolismo: dopo aver esaurito gli zuccheri nel sangue, le cellule inizieranno a bruciare i grassi per produrre energia
- Combustibile di qualità per il cervello: i chetoni aiutano ad accendere le reti neurali di ordine superiore, le stesse coinvolte nei processi creativi, di scoperta e di esplorazione
- Abbassa i livelli di insulina
- Aumenta la disintossicazione delle cellule
- Prevenzione del cancro e riduzione della proliferazione delle cellule tumorali esistenti. Mentre le cellule cancerose possono facilmente bruciare il glucosio, il loro metabolismo compromesso trova difficoltà nel bruciare i chetoni. Inoltre, la chetosi abbassa i livelli del marcatore tumorale IGF-1. Questo è il segno che la chetosi impedisce ai tumori di crescere o diffondersi.
- Protegge il cervello. La chetosi riduce l’infiammazione nel cervello e nel corpo e attiva la produzione di cellule staminali nel cervello.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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Fonte: GROW A NEW BODY di Alberto Villoldo
Foto di Freepik
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