Nei tempi antichi, il mantenimento della salute era visto nella chiave dell’equilibrio come principio essenziale. Soprattutto, l’equilibrio doveva riguardare i fluidi interni, poiché era l’eccesso di uno di questi a provocare la malattia.
Il concetto di equilibrio era del resto applicato ad ogni aspetto della vita: anche in termini morali l’ideale era mirare ad una via di mezzo tra la mancanza e l’eccesso. Ad esempio, il coraggio era considerato come la virtù intermedia tra un comportamento codardo e uno avventato.
Applicando il medesimo principio alla salute, anche il peso corporeo ideale non doveva essere né troppo alto né troppo basso. Oggi tutto questo viene quantificato in termini di indice di massa corporea, cosa che gli antichi greci e romani non potevano fare. Eppure, anche se in modo differente, l’idea era analoga.
Gli atleti non erano soggetti da prendere come modello
E’ curioso scoprire come, nonostante l’importanza dell’atletica nelle antiche culture del Mediterraneo, il corpo dell’atleta non veniva visto come modello da seguire. Un trattato di Ippocrate affermava che
lo stato atletico non è naturale: meglio la condizione di salute
Galeno sosteneva che l’atletica contribuisse a coltivare la malattia, anziché la salute. La sua opinione era infatti che gli atleti mettevano così tanto sotto pressione il loro corpo, da farlo decadere presto; le articolazioni si indebolivano a causa del troppo lavoro, finendo per essere danneggiate. Per questo motivo raccomandava di fare esercizio con una semplice pallina, senza ricorrere ad attrezzature speciali. Il suo utilizzo permetteva di usare molti muscoli diversi, di allenare tutto il corpo e di non sollecitarne alcuna parte in modo eccessivo. Inoltre afferrare la palla aiutava ad allenare anche la vista.
I consigli per dimagrire (o ingrassare)
Ippocrate consigliava alle persone grasse che volessero perdere peso, di consumare un solo pasto completo al giorno. Al contrario chi avesse voluto perdere peso avrebbe dovuto mangiare più di una sola volta al giorno. Inoltre, si pensava che mangiare subito dopo un po’ di esercizio fisico potesse diminuire il rischio di accumulare peso superfluo.
Celso scrisse a proposito che non era affatto cosa buona mangiare troppo dopo un lungo digiuno, né digiunare dopo aver mangiato troppo. Inoltre, era sua opinione che mangiare smodatamente due volte al giorno rappresentasse un grosso rischio per la salute in generale.
Gli effetti del sovrappeso nell’antichità
I presunti effetti del sovrappeso secondo gli antichi erano diversi. Primo fra questi l’infertilità in entrambi i sessi. Si pensava che il grasso addominale esercitasse una pressione sull’utero che impediva di ricevere il seme dell’uomo. Viceversa, le donne troppo magre si pensava che avessero troppo poca sostanza disponibile per produrre il sangue mestruale, considerato la materia prima di un feto.
Per quanto riguarda gli uomini, Aristotele scriveva che gli uomini sani ma in leggero sovrappeso producevano meno sperma ed erano meno interessati all’attività sessuale.
Galeno scrisse un trattato relativo a una dieta per dimagrire, dove in realtà il fulcro non era il dimagrimento di per sé, quanto la prevenzione dalle malattie croniche, così da evitare di dover assumere dei farmaci. Secondo Galeno, i cibi erano acuti, mordenti o caldi al gusto e potevano influenzare gli umori del corpo. Da qui l’espressione che si utilizza ancora oggi “essere asciutti” come sinonimo di essere magri e in forma. Tutto derivava dall’idea che si aveva dei fluidi corporei.
Gli alimenti più efficaci per ridurre il peso erano considerati aglio, cipolle, crescione, porro e senape.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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Foto di Ryutaro Tsukata da Pexels
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