Molti pensano che la preghiera sia qualcosa che non va più di moda. Eppure, attraverso la preghiera si possono osservare situazioni sorprendenti.
A lungo ne ha parlato Gregg Braden nel suo libro La Scienza Perduta della Preghiera.
La preghiera di per sé non ha alcun potere, ma se praticata con fede (o intenzione, o fiducia, se il termine riconducibile al credo religioso non piace) acquisisce un significato importante.
Si può recitare una preghiera per tutta la vita senza alcun tipo di fede o intenzione e attuare qualcosa di simile a delle chiacchiere con un amico. Se invece la preghiera viene recitata con una genuina intenzione, può dare delle risposte.
Per i più scettici è difficile da credere: eppure in questo mondo ci sono moltissime cose che la scienza non è ancora in grado di spiegare. Esiste qualcosa di estremamente potente (si può chiamare Dio, Buddha, Allah, Akasha, Universo, Etere, Intelligenza Universale …) che connette ciascuno di noi in una rete invisibile. Ogni pensiero che elaboriamo viene trasferito su un server centrale. Da qui si può evincere come i pensieri positivi attraggano cose positive, mentre quelli negativi attraggano situazioni spiacevoli.
Il pensiero stesso è una piccola particella di energia. Se ci limitiamo a desiderare qualcosa, è difficile che si riesca a ottenerla. Se invece desideriamo con intenzione e, mentre lo facciamo, in un certo senso preghiamo, i nostri desideri vengono spediti al server centrale. L’energia con cui li si avvolge fa la differenza. Per questo motivo la preghiera ha un suo potere.
Alla luce di questa consapevolezza, non si può non porre l’attenzione su questo gruppo di medici e di infermieri che hanno avviato una pratica molto efficace nella struttura ospedaliera dove operano, il Covenant Health di Knoxville, TN. Pregano ogni giorno per i loro pazienti, per i loro colleghi e le loro famiglie. Essendo in gruppo, l’energia si moltiplica e la preghiera è più potente.
La preghiera può considerarsi anche una forma di gratitudine e vale sia per noi stessi che per gli altri.
Non deve esserci una forma prestabilita, non occorre necessariamente chiudere gli occhi, anche se questo è il modo più usato per farlo.
Pensare al trasporto con cui sia i medici che gli infermieri di questo ospedale si dedicano alla preghiera fa veramente venire i brividi e permette di comprendere quanto anche gli ambienti medici si stiano aprendo a pratiche non propriamente scientifiche, che possono però dare un enorme contributo alla buona riuscita di un decorso clinico.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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