Nessuna tregua, quest’anno, per chi soffre di allergie. La fioritura è avvenuta senza ritardi sulla tabella di marcia e si è creato l’ambiente ideale per la circolazione di pollini in un mix esplosivo – per i 18 milioni di italiani allergici – con le famigerate polveri sottili, lo smog generato dal traffico automobilistico, sempre particolarmente intenso in città.
In Italia, come nel resto dei Paesi occidentali, la tendenza alle allergie è in aumento, in particolare tra i bambini. Il clou della pollinazione, soprattutto delle graminacee, è atteso tra aprile e maggio, con l’arrivo di sintomi come prurito, starnuti, naso chiuso, lacrimazione, infiammazione degli occhi, respiro faticoso o asma.
Molti sperimentano ogni anno le fastidiose congiuntiviti da pollini: soprattutto ad aprile-maggio e fino ai mesi estivi perché quelli sono i periodi d’intensa fioritura delle graminacee, ma anche, soprattutto nel centro-sud d’Italia, dall’inizio della primavera fino a giugno-luglio, con una nuova punta in settembre-ottobre, perché quelli sono i mesi d’esplosione dei pollini della Parietaria judaica, amante del sole e tipica degli anfratti tra le rocce e delle crepe nei vecchi muri.
Nella pianura padana un’altra specie, la Parietaria officinalis, è un po’ più clemente e devasta mucose nasali e congiuntive soprattutto in maggio-giugno, ma persiste per tutta l’estate. In queste aree, ma anche ormai nel centro Italia, stanno anche diffondendosi sempre più le allergie da Ambrosia, una pianta nordamericana arrivata da noi nel dopoguerra. I pollini, per esempio i piccoli pollini della Parietaria che penetrano molto in profondità nelle più fini ramificazioni dei bronchi, sono anche responsabili di asma, una grave patologia allergica in crescita da molti anni soprattutto tra i bambini: forse a causa della vita, sempre più ‘artificiale’ e lontana dalla natura, che conduciamo nelle città.
I pollini sono i semi maschili dei fiori e sono costituiti da piccoli grani, di forma diversa a seconda delle specie vegetale, invisibili ad occhio nudo. Si dividono in anemofili (trasportati dal vento) ed entomofili (trasportati dagli insetti), ma solo i primi possono dare sintomi allergici, mentre l’allergia ai pollini entomofili è esclusiva di chi lavora con i fiori (vivaisti e fiorai).
Tra le famiglie di vegetali (piante, erbe, fiori) implicate nella comparsa di disturbi allergici troviamo le graminacee (frumento, segale, orzo, gramigna, logliarello), gli alberi come le oleacee (olivo, frassino), le betullacee (betulla, ontano), le salicacee (salice, pioppo), le plantacee (platano), le fagacee (faggio, castagno, rovere, leccio, quercia) e le piante erbacee come le urticacee (parietaria o erba vetriola) e le composite (assenzio, margherita, girasole, dente di leone, ambrosia).
Le allergie sono legate ad una certa predisposizione familiare all’abnorme produzione di particolari anticorpi, le cosiddette IgE. I pollini sono capaci di dare sintomi allergici poiché, al contatto con la mucosa respiratoria, liberano delle proteine che a loro volta inducono, nei soggetti sensibili, la produzione di IgE specifiche con conseguente liberazione di mediatori dell’infiammazione allergica: istamina, bradichinina, leucotrieni ecc.
La condizione climatica favorente la diffusione del polline nell’aria è legata ad una differenza di temperatura notevole tra le ore notturne (7-10 gradi) e quelle diurne (20-22 gradi), condizione tipica della stagione primaverile.
La concentrazione del polline nell’aria è maggiore in pianura e nelle vallate, piuttosto che in montagna o al mare e naturalmente è più elevata in campagna che in città. Il vento associato ad una giornata di sole è la condizione climatica più favorente.
Esistono dei calendari pollinici che consentono di avere un’idea della concentrazione di un determinato polline in un preciso periodo dell’anno. Tali calendari sono inoltre suddivisi secondo le regioni italiane (settentrionali, centrali e meridionali), poiché diversi sono i periodi e l’intensità della diffusione del polline, e sono visibili su Internet al sito curato dall’Associazione Italiana di Aereobiologia.
Gli antistaminici agiscono impedendo l’azione dell’istamina; tuttavia, nel caso delle riniti allergiche, possono controllare da soli la situazione solo nelle forme clinicamente lievi e che persistono per meno di 4 giorni la settimana o per meno di 4 settimane (forme ‘intermittenti’). Il loro impiego è molto sicuro, ma non può essere escluso qualche problema di effetti indesiderati: soprattutto un’eccessiva sedazione e, negli adulti, disturbi del ritmo cardiaco.
Anche solo queste poche considerazioni indicano come la terapia delle malattie allergiche sia in realtà difficile. Per il possibile rischio di sedazione, è quindi opportuno non esagerare nemmeno con l’impiego degli antistaminici a basso dosaggio di libera vendita in farmacia: soprattutto se si prevede di guidare o di dedicarsi ad attività delicate.
Ecco alcuni consigli per limitare il più possibile i danni durante la stagione pollinica:
- Chiudere i vetri quando si va in automobile
- Evitare campeggi e picnic
- Andare in vacanza in località marine, che sono meno “ricche” di pollini
- Al calare del giorno la densità pollinica è massima ed occorre chiudere dunque le finestre
- Salvo rare eccezioni le persone allergiche possono coltivare o tenere in casa i fiori senza pericolo poiché i pollini dei fiori colorati e odorosi si propagano pochissimo nell’atmosfera
- Evitare la campagna ed i luoghi in cui l’erba è stata tagliata di recente
- Le condizioni del tempo influiscono sulla concentrazione dei pollini nell’aria: quest’ultima aumenta nelle giornate ventose, ma anche quando vi è un clima caldo e con un’umidità relativa del 60-90%.
- Sperimentare il protocollo LifeWave per le allergie
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Articolo di generazionebio.com
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