Siamo arrivati ad un punto della nostra evoluzione in cui è indispensabile introdurre una dimensione nuova di cura.
L’errore che è stato fatto fino a oggi sia da parte della medicina ufficiale che da parte di una enorme porzione di operatori olistici è quello di non avere davvero considerato l’uomo come l’insieme integrato di una quadripartizione, composta da corpo, mente, anima e spirito.
Ecco allora che la tendenza è stata quella di concentrarsi sul sintomo piuttosto che sulla ricerca della sua vera origine. Oppure si è focalizzata l’attenzione sull’efficacia di un’alimentazione sana senza badare a come l’individuo vive e gestisce le proprie emozioni (e viceversa). Anche quando entrambi gli elementi sono stati presi in considerazione, spesso ci si è dimenticati di fare luce su quelle che sono le credenze limitanti dell’individuo, che lo portano a ripetere degli schemi indotti e preconfezionati, che ostacolano la buona riuscita di un percorso terapeutico. In mezzo a tutto ciò, l’attività cognitiva non può essere trascurata, essendo alla base di qualsiasi performance a livelli elevati. Se l’atteggiamento è questo, sia la medicina convenzionale che quella integrata rischiano di andare fuori strada, non vi è alcuna differenza.
Un’altra tendenza da abbattere è quella che ha finora portato pressoché chiunque, quando si trova in balìa di un disturbo, ad affidarsi ad una figura che opera nel campo della salute e del benessere con un atteggiamento passivo.
Ogni individuo deve prendere coscienza del fatto che è lui per primo parte in causa del suo stato di salute o di malattia. Egli compartecipa alla sua condizione presente attraverso i suoi più piccoli e apparentemente banali gesti quotidiani, giusti o sbagliati che siano. Perciò è necessario che egli venga educato su quali devono essere le abitudini da integrare nella sua vita per ottenere, come risultato, un benessere vero e duraturo. In caso contrario, qualsiasi percorso di guarigione può rivelarsi inutile, perché il rischio è sì di migliorare per un po’ di tempo, ma di tornare un passo dopo l’altro indietro, alla situazione di partenza.
Ogni giorno, ogni individuo dovrebbe:
- alimentarsi e muoversi correttamente (corpo)
- dormire bene e porre la giusta attenzione a tutto ciò che fa (intelletto)
- saper gestire le emozioni che derivano da input esterni (anima)
- essere in contatto con se stesso, con quella che è la sua vera essenza, per realizzarsi e adempiere alla missione che gli è stata affidata in questa vita (spirito)
Ecco perché un percorso che porti ad un benessere a lungo termine non può prescindere da un lavoro sul corpo, sull’attività cognitiva, sulla corretta gestione delle emergenze emozionali e sullo sviscerare qual è la direzione giusta da prendere da parte del soggetto, affinché realizzi sé stesso.
Ignorando anche solo uno di questi aspetti, qualcosa prima o poi tornerà a non funzionare. Al contrario, i pazienti del futuro, se saranno aiutati dai terapeuti del futuro, saranno in grado di raggiungere un livello elevato di benessere e di mantenerlo nel tempo. Tutto questo attraverso l’esecuzione di piccoli esercizi quotidiani che li rendano protagonisti attivi del loro stato di salute.
Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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